domenica 23 marzo 2008
La storia di Penny (seconda parte)
Vi avevo lasciato al momento in cui decisi di adottare quella cucciolona pelosa piccola e nera che avevo chiamato Penny, in onore della sua pazienza per avermi atteso un week end intero.
Da quel giorno in poi Penny ha vissuto sempre al mio fianco, spostandosi con me ovunque andassi (per fortuna faccio un lavoro che mi consente di portarmela dietro senza che nessuno obietti), viaggiando sia in macchina che in treno (finora le ho risparmiato solo l'aereo, che ritengo essere ancora una tortura per i poveri cani che vengono stipati nelle stive come fossero bagagli).
Col tempo abbiamo imparato a fidarci l'uno dell'altra, nonostante la reciproca diffidenza iniziale: io perché era la prima volta che avevo un cane e lei di sicuro perché aveva sofferto per l'abbandono e il distacco dal precedente proprietario.
Ad ogni modo abbiamo recuperato velocemente il tempo perso ed in breve siamo diventati una coppia affiatata, tanto da riuscire a comprenderci al volo con un semplice sguardo.
Ancora mi ricordo quando la portavo ai giardini pubblici e lei come una saetta sfrecciava velocissima, coinvolgendo in corse pazze qualsiasi altro cane, anche il più pigro o sonnacchioso, creando ogni volta in men che non si dica lo scompiglio dovunque la portassi.
Sembrava che le piacesse recitare il ruolo di leader, facendo apparire dal nulla, come per magia, una muta di cani che la seguiva fedele, formando un'unica scia compatta, coalizzati nel loro inseguimento, pur faticando a starle dietro.
A questo suo aspetto estroverso e giocherellone univa una dolcezza e un candore quasi infantili tanto da renderla irresistibile.
I primi tre anni in compagnia di Penny volarono rapidamente sino ad un giorno della fine del mese di maggio del 2005, quando accarezzandola come al solito notai qualcosa di strano: tutti i suoi linfonodi improvvisamente erano aumentati di volume in modo sospetto, sino a 4-5 volte il normale.
Mentre attendevo i risultati delle analisi, un triste presentimento si impossessò di me e purtroppo tutti gli accertamenti me lo confermarono: si trattava di linfoma multicentrico al terzo stadio, ovvero un tumore diffuso a tutto il sistema linfatico che lasciava poche speranze, se non il fatto di essere chemioresponsivo.
Purtroppo, nonostante la buona risposta alla chemioterapia, la letteratura riporta al massimo 18 mesi di vita dal momento della diagnosi!
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