martedì 10 giugno 2008

L'ANESTESIA: informazioni utili

L'anestesia nei nostri animali oltre a venir utilizzata ovviamente per consentire le differenti manualità chirurgiche è anche uno strumento utilissimo per intervenire in vari procedimenti diagnostici che procurano disagio o dolore, e dunque rendono i nostri pazienti poco o per nulla collaborativi, se non addirittura pericolosi per sè stessi e per chi deve operare su di loro.

L'anestesia come dice il collega (dr. Federico Corletto) non è altro che un'intossicazione transitoria e controllata che interferisce col normale funzionamento di alcuni apparati (cardiovascolare, respiratorio, renale e sistema nervoso centrale) e la sua sicurezza è data proprio da queste sue due caratteristiche: la transitorietà e la controllabilità.
Gli scopi principali dell'anestesia dunque sono essenzialmente quattro: garantire la perdita di coscienza, una buona analgesia, il rilassamento muscolare e l'abolizione dei riflessi autonomi scatenati dalle nostre manovre.

Un concetto importante da sottolineare è che non esiste quindi un'anestesia leggera o pesante, come spesso ci si sente chiedere da molti proprietari preoccupati delle conseguenze dell'uso degli anestetici sul proprio animale; tutt'al più si potrebbe far differenza tra un'anestesia superficiale o profonda, ma laddove si deve sopprimere adeguatamente lo stimolo doloroso (negli interventi chirurgici soprattutto), è assolutamente necessario ottenere contemporaneamente perdita di coscienza, analgesia e miorilassamento con conseguente immobilità.
I metodi a nostra disposizione per ottenere questi risultati sono essenzialmente due: l'anestesia generale o narcosi e l'anestesia loco-regionale.
Vediamo dunque in cosa consistono.

L'anestesia generale o narcosi
L'anestesia generale o narcosi dà luogo ad uno stato molto simile al sonno profondo ed inizia grazie alla somministrazione di un calmante (fase nota in termini tecnici come premedicazione o preanestesia) seguita immediatamente dopo dall'iniezione dell'anestetico vero e proprio (che può essere composto anche da un cocktail di farmaci).

In conseguenza di ciò si passa all'abolizione dello stato di coscienza e alla soppressione della percezione del dolore nell'intero corpo.
Questo stato viene mantenuto per tutto il tempo dell'intervento.
A seconda delle preferenze dell'equipe chirurgica o delle indicazioni specifiche del tipo di intervento, l'anestesia generale viene effettuata e mantenuta somministrando farmaci per iniezione (intramuscolo od endovenosa) o per via gassosa mediante maschera o tubo oro-tracheale; tali metodiche possono venire anche associate.

L’ anestesia generale gassosa, come detto, viene effettuata mediante:
  • una maschera respiratoria (posta in modo da coprire il naso e la bocca) oppure
  • un tubo orotracheale (attraverso la bocca viene inserito un tubo che raggiunge la trachea).
Attraverso la maschera od il tubo viene somministrato al paziente ossigeno miscelato in varia percentuale ai vapori dei gas anestetici, il tutto regolato dall'apposito miscelatore.

Durante l'anestesia vengono tenuti sotto controllo i parametri vitali (polso, temperatura, attività cardiaca, ecc.) attraverso l'uso di appositi monitor.
E alla fine dell'intervento la somministrazione delle sostanze anestetiche viene interrotta, fino ad ottenere il risveglio del paziente, che solitamente viene collocato in ambienti appositi (gabbie per il risveglio) fino alla completa stabilizzazione delle sue funzioni vitali.

L'anestesia loco-regionale
Per anestesia loco-regionale invece si intende un'anestesia che agisce solo sulla regione dove si vuole ottenere la perdita di sensibilità.
L'anestesia locale si ottiene inoculando il farmaco anestetico direttamente nel punto un cui si procederà con l'intervento chirurgico.
Nel caso dell'anestesia regionale invece il farmaco anestetico si inietta nei pressi del nervo che rende sensibile la zona dove si deve effettuare la chirurgia.

Sono anestesie regionali anche l'anestesia epidurale e l'anestesia spinale, molto usate in umana.
Per ovvi motivi purtroppo tali anestesie vengono praticate molto raramente da sole sui nostri pazienti, vista la scarsa collaborazione che si otterrebbe da un animale sveglio, ma stanno iniziando a prendere piede come anestesie complementari da effettuare assieme all'anestesia generale, dal momento che assicurano un'ottima analgesia peri e post-operatoria.

Perché il digiuno pre-operatorio?
La raccomandazione che il proprietario si vede fare più spesso in vista di un intervento è di assicurarsi che il proprio animale non tocchi cibo né acqua nelle 6-8 ore precedenti l'anestesia. Questo perché durante la perdita di coscienza dovuta all'anestesia si ha altresì un rilassamento muscolare e anche il cardias (la valvola muscolare che si trova all'inizio dello stomaco) subisce l'effetto miorilassante e dunque non può più assicurare la completa chiusura dell'organo, inoltre la posizione stessa del paziente sul tavolo operatorio, facilita spesso il reflusso di contenuto gastrico che potrebbe arrivare in trachea e quindi nei polmoni, causando una polmonite ab ingestis. Inoltre lo stomaco pieno potrebbe interferire con i normali movimenti respiratori del diaframma, ostacolandoli.

Perché il consenso informato?
Nessun intervento medico o chirurgico è completamente scevro da di rischi.
Per questo motivo è ormai consuetudine far firmare al proprietario dell'animale che deve subire un'anestesia un documento che va sotto il nome di consenso informato, dove vengono eplicitati i reali rischi che la procedura comporta e le possibili complicazioni che potrebbero insorgere nel periodo immediatamente successivo all'intervento se non venissero seguite le indicazioni fornite per il post-operatorio. Ciò anche per far comprendere la serietà dell'atto medico in questione.

E' appena qui il caso di ricordare la possibilità di reazioni allergiche generali o locali nei confronti dei farmaci, anestetici compresi; le possibili lesioni legate all'uso del tubo oro-tracheale; e altre particolari complicanze date da possibili patologie intercorrenti.
Da qui si deduce l'importanza di una corretta visita anamnestica e di un esame clinico completo prima dell'intervento (che in umana prende il nome di visita anestesiologica), durante il quale andrebbero messi in luce i rischi connessi all'età e allo stato di salute dell'animale e dovrebbero venir raccolte e fornite tutte le informazioni utili al veterinario e al proprietario.

Cos'è la classificazione ASA
Si tratta di una classificazione elaborata dall'American Society of Anesthesiology (ASA appunto) per catalogare il paziente da sottoporre a chirurgia in base alle sue condizioni cliniche.
Tale classificazione non può indicare in termini assoluti il rischio anestesiologico o quello legato all'intervento di per sé; essa ha la comodità però di essere universalmente valida e soprattutto di riuscire a sintetizzare in 6 classi di rischio la totalità dei pazienti:
  • ASA I = è il soggetto normale (rischio ridotto o normale)
  • ASA II = paziente con lieve patologia localizzata o sistemica (rischio modicamente aumentato)
  • ASA III = paziente con grave patologia sistemica (rischio notevolmente aumentato)
  • ASA IV = paziente con grave patologia sistemica (rischio molto aumentato)
  • ASA V = paziente moribondo con sopravvivenza inferiore alle 24h, con o senza chirurgia
  • ASA V/E = paziente che ha una prognosi ad vitam inferiore alle 24/48h anche se si interviene, ma nel quale l’unica possibilità di sopravvivenza è legata alla chirurgia per l’estrema gravità della patologia (nonostante le possibilità che superi l’anestesia siano molto esigue).

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