martedì 29 luglio 2008

Pseudorabbia e carne di maiale: mito e realtà

Quanti proprietari di cani e gatti hanno sentito il fatidico avvertimento “attenti al maiale” o meglio alla carne di maiale?
E’ opinione diffusa, infatti, che carne suina e carnivori domestici debbano essere tenuti a distanza.
Vediamo di capirne il perché ed eventualmente sfatare le credenze su cui poggia questa leggenda.
I salumi, impregnati di conservanti di varia natura, ricchi di spezie e salati, a voler ben guardare non sono un toccasana per nessun essere vivente: ma non sono loro la causa principale della cattiva fama del maiale.
La più grossa paura dei proprietari di cani e gatti non è infatti la quantità di schifezze ospitate dalla fettina di salame, bensì il virus della pseudorabbia suina, osservata e descritta per la prima volta nel 1813 negli Stati Uniti.
Il nome di questa patologia, diciamolo, è di per sé inquietante.

A nulla serve definirlo Morbo di Aujeszky, dall’ungherese Aladár Aujeszky che per primo nel 1902 identificò come causa della malattia un agente non batterico: l’accoppiata di parole è altrettanto raggelante.
Ma vediamo di far luce e di capire che cos’è la pseudorabbia suina e come e perché può essere trasmessa (o non essere trasmessa) ai nostri animali domestici.
La pseudorabbia è un virus a DNA (esistono virus che hanno il DNA come acido nucleico e altri che hanno l’RNA) con envelope, appartenente alla famiglia degli Herpesvirus, sottofamiglia Alphavirus, caratterizzato dall'abilità a stabilire un'infezione latente a livello di gangli sensoriali del SNC e nel tessuto linfatico tonsillare.

Il maiale è l’unico ospite ed il bersaglio naturale per questo virus, che però può essere trasmesso anche a ruminanti (pecore, vacche, capre), cani, gatti, furetti e, in rare occasioni, anche ai cavalli, e poi agli animali selvatici come volpi, procioni, manguste, opossum e roditori.
Colpisce anche alcuni primati, ma non lo scimpanzé, e non è stato ancora mai isolato nell’uomo (si è riscontrata siero conversione, ma non è mai stato individuato il virus).
Il virus, tra i suini, si trasmette facilmente per via aerea, per via oro-fecale, per contatto diretto, attraverso l’accoppiamento e attraverso l’ingestione di latte di scrofe infette o parti animali infette crude e l'infezione cui dà luogo è spesso letale.
Come già detto il maiale è l’ospite principale nonché il serbatoio della malattia: i suini infatti possono essere anche portatori asintomatici e come tali contribuire a diffondere la malattia, pur non mostrandone i sintomi.

I sintomi della pseudorabbia variano a seconda della specie e dell’età dell’animale infettato: è generalmente benigno negli animali adulti ma può causare aborti nelle femmine gravide e decessi negli animali giovani, con mortalità vicina al 100%!
Generalmente la sintomatologia nervosa, dovuta ad una grave encefalite, è osservata più comunemente nei giovani che manifestano un prurito furioso sino all' automutilazione, e sintomi molto simili a quelli dati dal virus della rabbia (tranne l'aggressività) con tremori, incoordinazione nei movimenti, ipersalivazione, atassia e nistagmo fino ad opistotono, mentre negli animali adulti prevalgono i sintomi respiratori con starnuti, scolo nasale, dispnea e sviluppo di una grave tosse sino alla comparsa di una polmonite.
Si tratta pertanto di una patologia che può causare ingenti danni economici negli allevamenti di maiali.
Per questo motivo è stato sviluppato un vaccino e il servizio veterinario pubblico tiene particolarmente d’occhio l’andamento della malattia (è tra le malattie incluse nell'elenco del regolamento di polizia veterinaria soggette a provvedimenti sanitari severi).

Tutto questo non può che far piacere ai proprietari di cani e gatti che, pur disinteressati alla sorte di questi voluminosi animali rosa, sente, indirettamente, il proprio beniamino più protetto.
E’ purtroppo vero che il Morbo di Aujeszky è letale anche nel cane e nel gatto, in cui colpisce il SNC (sistema nervoso centrale).
I sintomi si presentano dopo un periodo di incubazione di pochi giorni (da 4 a 6) e possono mimare, come precisato precedentemente, i sintomi della rabbia vera e propria, da cui il nome “pseudorabbia”.

L'animale manifesta inizialmente anoressia, stanchezza, indifferenza agli stimoli esterni e peggiora successivamente dimostrando difficoltà respiratorie, salivazione eccessiva, vomito, diarrea e un lieve rialzo della temperatura.
Fortunatamente nei soggetti colpiti da pseudorabbia di solito non vi è aggressività verso l’uomo: il sintomo distintivo è un fortissimo prurito, localizzato soprattutto su muso e orecchie, che induce la vittima a grattarsi in continuazione, procurandosi gravi lesioni.
In alcuni casi il prurito può non presentarsi rendendo più complessa la diagnosi che resta confermabile però attraverso specifici esami di laboratorio (PCR).
Nelle fasi finali della malattia gli animali presentano spasmi neuro muscolari, mancanza di coordinazione e paralisi progressiva.
Purtroppo per i soggetti colpiti la prognosi è infausta.

Di fronte a questo quadro tragico è comprensibile la diffidenza dei proprietari di carnivori domestici verso la carne di maiale, ma vediamo di chiarire come e perché il cane e il gatto possono infettarsi con il virus della pseudorabbia.
Come già detto si tratta di un virus che può trasmettersi anche per via aerea e questo pone teoricamente a rischio tutti gli animali sensibili che vivono in prossimità di allevamenti di maiali: alcuni dati britannici confermano che in certe condizioni ambientali il virus può viaggiare fino a 2km!
Topi e ratti poi possono contrarre la malattia e fare da vettore spostandosi dagli allevamenti sunicoli ad altre zone.
Dunque è logica e comprensibile una certa dose di paranoia anche se, come già citato, i veterinari e gli stessi allevatori di maiali prestano una notevole attenzione nei confronti della malattia.

La paura vera dei nostri clienti però, non è l’allevamento di maiali qualche kilometro più in là, quanto la possibilità che il proprio pet si infetti nutrendosi di carne suina, proprio perché finora è l'unica modalità di trasmissione sicuramente dimostrata nei carnivori.
In verità questo rischio è bassissimo se somministriamo solo carne cotta, dal momento che il virus responsabile della pseudorabbia è sensibile al calore e si inattiva a partire da 37°C per cui…un pezzo di maialino arrosto non può far male a nessuno, nemmeno se il maialino in questione fosse affetto dal Morbo di Aujeszky (la cottura a 80° della carne per tre minuti neutralizza il virus).
A voler essere ulteriormente pignoli poi, la presenza del virus nel muscolo non è mai stata accertata: i tessuti particolarmente a rischio sono cervello e tessuto nervoso, tonsille, polmoni e tessuti appartenenti all’apparato respiratorio (laringe, trachea, ecc.).
Questi dati credo possano tranquillizzare i più e sono suffragati dalla scelta di alcune ditte di mangimi di utilizzare il maiale tra gli ingredienti.

I cani che invece sono maggiormente a rischio e che con maggior probabilità possono realisticamente contrarre la pseudorabbia sono quelli utilizzati per la caccia al cinghiale.
Il contagio potrebbe avvenire infatti proprio per contatto diretto (e/o attraverso morsi e ferite) con l’animale selvatico o, più facilmente, ingerendo visceri crudi infetti che sono spesso somministrati come “ricompensa” dai cacciatori.
Questa pratica, per quanto gradita al cane, è dunque molto rischiosa e perciò altamente sconsigliabile.
Infine ricordiamo che non esiste un vaccino specifico per il cane, ma empiricamente sarebbe possibile proteggere i soggetti destinati alla caccia al cinghiale utilizzando vaccini per maiali.

Spero di aver fatto chiarezza su un argomento tanto controverso come appunto il somministrare o meno carne di maiale ai nostri cani e gatti; ma in caso di ulteriori dubbi affidatevi sempre ai consigli del vostro medico veterinario di fiducia.

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