Prima di parlare di questa condizione patologica, vorrei citare qualche richiamo di anatomia e fisiologia della ghiandola tiroidea. La tiroide normale è una ghiandola endocrina, costituita da 2 lobi, localizzati in corrispondenza del 5° o 6° anello tracheale, subito dietro la laringe.
Piccole quantità di tessuto tiroideo ectopico tuttavia possono riscontrarsi anche nell'area cervicale caudale e nel mediastino.
Nella compagine del suo tessuto, sono ospitate anche le due paratiroidi (esterna ed interna) di solito difficili da localizzare macroscopicamente(soprattutto quelle interne), deputate all'equilibrio del rapporto calcio-fosforo nell'organismo, influenzando la deposizione o il rimaneggiamento di tessuto osseo.
La funzione della ghiandola tiroidea è molto importante per l'economia dell'organismo, in quanto presiede al controllo dei processi metabolici, influenzando i meccanismi di termoregolazione e la gestione dell'energia sia per quanto riguarda il suo immagazzinamento che il suo consumo.
Per il suo corretto funzionamento è essenziale la presenza di un microelemento quale lo Iodio, che è alla base della struttura dei due ormoni (triiodiotironina o T3 e tetraiodiotironina o T4) sintetizzati da questa ghiandola.
Negli animali sani, normalmente la tiroide non è palpabile. Mentre in caso di ipertiroidismo si può avere un aumento di dimensioni bilaterale di entrambi o di un solo lobo, o anche dell'eventuale tessuto tiroideo ectopico.
La quasi totalità dei gatti ipertiroidei infatti presenta una concomitante iperplasia adenomatosa funzionale della tiroide meglio nota col nome di adenoma. Mentre solo una esigua minoranza (attorno al 2%) risulta affetta da carcinomi della ghiandola.
Questa iperplasia si rende apprezzabile tramite palpazione nel 95% dei gatti colpiti, e dunque la palpazione dell'area peritracheale, dall'entrata del collo al torace, va sempre eseguita in caso di sospetto di ipertiroidismo.
L'ipertiroidismo, che si traduce nell'iperproduzione di ormone tiroideo, è la più comune endocrinopatia del gatto e si riscontra tra i 2 e i 22 anni di età (in generale comunque ne soffrono per lo più soggetti di età superiore agli 8-10 anni). Non vi è inoltre nessuna predisposizione di razza o di sesso. Per quanto riguarda la sintomatologia nell'ipertiroidismo felino i segni clinici più comuni sono rappresentati da:
- perdita di peso (dimagramento)
- polifagia (aumento sconsiderato dell'appetito)
- poliuria/polidipsia (aumento dell'urinazione e della sete)
- vomito più o meno frequente
- perdita di pelo sino alla presenza di aree alopeciche
- iperattività, nervosismo ed ipereccitabilità
- diarrea o comunque feci molli
Più raramente ci sono alcuni gatti che vengono colpiti da una forma di ipertiroidismo detto apatico, caratterizzato da letargia, depressione, anoressia e/o debolezza.
Un altro quadro clinico poco comune è dato dalla presenza di dispnea e insufficienza cardiaca congestizia (con presenza di edemi) o anche vetroflessione del collo.
I più comuni riscontri clinici sono rappresentati comunque da emaciazione, ingrossamento di uno o entrambi i lobi tiroidei, tachicardia e/o ritmo di galoppo e mantello trascurato, opaco e diradato o arruffato.
Per quanto riguarda le analisi di laboratorio le alterazioni di più frequente riscontro (90%), attraverso le normali analisi di routine riguardano un aumento di ALT (alanina-aminotrasferasi) e ASP (fosfatasi alcalina), e a volte anche LDH (lattico-deidrogenasi) e AST (aspartato-aminotrasferasi); nella metà dei gatti colpiti si ha un aumento dell'ematocrito associato o meno ad eritrocitosi (con molta probabilità dovute all'aumento del consumo di ossigeno); altre anomalie riscontrabili, anche se più raramente, consistono in iperfosfatemia, iperazotemia (da lieve a moderata) e iperglicemia.
L'esame specifico per la diagnosi di ipertiroidismo però rimane il dosaggio della Tiroxina totale circolante (TT4) e in seconda battuta del T4 libero (FT4): entrambi i valori sono strettamente correlati tra loro, in ogni caso soprattutto il TT4 rappresenta un test altamente specifico, in quanto in gatti eutiroidei non presentano mai valori aumentati, e poi è relativamente poco costoso e facilmente disponibile. Inoltre a prescindere dal tipo di trattamento intrapreso (carbimazolo o metimazolo), il dosaggio del TT4 risulta utile anche per il monitoraggio della risposta alla terapia in corso (consigliabile dopo 3 settimane dall'inizio della stessa e successivamente ad ogni aggiustamento del dosaggio del farmaco).
Le principali diagnosi differenziali vanno ovviamente poste nei confronti di malattie che determinano perdita di peso accompagnata da polifagia (diabete mellito, enteriti, linfoma alimentare, parassitosi intestinali, pancreatiti e insufficienza renale cronica) e quelle che causano poliuria/polidipsia (diabete mellito, insufficienza renale cronica, epatopatia, piometra/endometrite).
Le conseguenze di un ipertiroidismo non trattato esitano in cardiopatie ed ipertensione.
Infatti nell'ipertiroidismo cronico si sviluppa comunemente una forma ipertrofica di miocardiopatia, anche se a volte può determinare anche forme dilatative. In ragione di ciò, qualsiasi gatto anziano (oltre i 10 anni di età) affetto da una miocardiopatia, va sottoposto ai test per la diagnosi di ipertiroidismo. In rari casi la miocardiopatia da ipertiroidismo (miocardiopatia tireotossica), provoca l'insufficienza cardiaca congestizia. Non dimentichiamo inoltre che l'87% di gatti ipertiroidei è anche iperteso: dunque devono essere attentamente valutati anche la diagnosi e il trattamento dell'ipertensione, per quanto essa si risolva in genere egregiamente in seguito al successo del trattamento dell'ipertiroidismo, col ritorno ad uno stato di eutiroidismo.
Sebbene poi l'ipertiroidismo di per se non induca direttamente una malattia renale, in molti gatti colpiti si osserva una diminuzione delle dimensioni dei reni e/o un'insufficienza renale cronica, dal momento che si tratta di riscontri comuni nel gatto anziano.
L'importanza del riconoscimento dell'insufficienza renale in gatti ipertiroidei prima del trattamento dell'ipertiroidismo, è legata agli effetti dell'ormone tiroideo sulla perfusione glomerulare e sulla velocità di filtrazione glomerulare.
L'ipertiroidismo determina infatti uno stato cardiaco iperdinamico che aumenta sia la perfusione che la velocità di filtrazione del glomerulo, provocando di conseguenza un miglioramento della funzione renale e ritardando gli effetti clinici e biochimici dell'insufficienza renale, che viene in tal modo mascherata e resa subclinica. Non appena però tali animali vengono trattati per lo squilibrio tiroideo, in genere con farmaci soppressori degli ormoni tiroidei, come il metimazolo, essa esplode in tutta la sua gravità.
Per quanto riguarda la scelta del tipo di trattamento da riservare a questa patologia, dobbiamo distinguere tra interventi terapeutici primari e secondari.
I primari si avvalgono dell'uso di farmaci che inibiscono la sintesi degli ormoni tiroidei (come il Metimazolo) e che hanno lo scopo di ottenere la stabilizzazione delle condizioni del gatto agendo sui segni clinici, sia come terapia a lungo termine, sia come preparazione ad un trattamento definitivo.
Quest'ultimo si può avvalere dell'uso di Iodio radioattivo (isotopo 131) che distrugge il tessuto tiroideo iperfunzionante senza influire su quello normale, (procedura semplice sicura e non invasiva), o della rimozione chirurgica del tessuto ghiandolare iperfunzionante, tecnica quest'ultima sicuramente più difficile ed invasiva.
I trattamenti secondari invece sono volti al controllo delle patologie correlate all'ipertiroidismo, come l'ipertensione e le cardiopatie, quando queste ultime sono talmente gravi da mettere a repentaglio la vita dell'animale, prima che si possa mettere in atto la terapia primaria.
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