E' ormai prossima la scadenza dell'Ordinanza per la tutela dell'incolumità pubblica dall'aggressività dei cani, emanata per la prima volta nel settembre 2003 dall'allora Ministro della Salute, Girolamo Sirchia e poi di volta in volta reiterata al suo scadere in questi ultimi anni dai vari ministri della Salute dei Governi che si sono succeduti, (Sirchia, Storace e Turco) senza introdurre alcuna modifica di particolare importanza, se non qualche piccolo ritocco; questa volta sembra però ci siano alcune novità fondamentali: ce lo riferisce il Sole 24 Ore in edicola oggi, anticipando alcuni contenuti del provvedimento in arrivo e di un futuro disegno di legge ad hoc.
Per aiutare i padroni il Ministero della Salute ipotizza infatti la defiscalizzazione delle cure veterinarie e di quelle per il cibo. In questo modo, viene fatto notare, si potrebbe ottenere il risultato di limitare quei casi di abbandono che derivano più che altro dalle difficoltà economiche dei proprietari.
Secondo i promulgatori della nuova ordinanza non verrà comunque abbassata l'attenzione verso la sicurezza e saranno inasprite le sanzioni per chi trasgredisce le regole.
Ma è stato assicurato che le cosiddette liste di proscrizione delle razze spariranno.
Ricordiamo che la black list, contenuta sin dalla prima ordinanza in questione, annoverava ben 17 razze di cani per le quali erano previsti diversi obblighi e divieti poiché ritenute dai legislatori più pericolose di altre, ovvero:
Per aiutare i padroni il Ministero della Salute ipotizza infatti la defiscalizzazione delle cure veterinarie e di quelle per il cibo. In questo modo, viene fatto notare, si potrebbe ottenere il risultato di limitare quei casi di abbandono che derivano più che altro dalle difficoltà economiche dei proprietari.
Secondo i promulgatori della nuova ordinanza non verrà comunque abbassata l'attenzione verso la sicurezza e saranno inasprite le sanzioni per chi trasgredisce le regole.
Ma è stato assicurato che le cosiddette liste di proscrizione delle razze spariranno.
Ricordiamo che la black list, contenuta sin dalla prima ordinanza in questione, annoverava ben 17 razze di cani per le quali erano previsti diversi obblighi e divieti poiché ritenute dai legislatori più pericolose di altre, ovvero:
- pitbull,
- pitbull mastiff,
- pitbull terrier,
- american bulldog,
- cane da pastore di Charplanina,
- cane da pastore dell'Anatolia,
- cane da pastore dell'Asia centrale,
- cane da pastore del Caucaso,
- cane da Serra da Estreilla,
- dogo argentino,
- fila brazileiro,
- perro da canapo majoero,
- perro da presa canario,
- perro da presa Mallorquin,
- rafeiro do alentejo,
- rottweiler,
- tosa inu.
Per il Sottosegretario Francesca Martini infatti "le strade percorse fino ad oggi si sono rivelate fallimentari ed il numero di aggressioni da parte di cani non è diminuito: spesso si tratta di eventi che accadono in casa o in giardino, coinvolgono non solo le razze della lista ma anche incroci e cani randagi".
Da questo punto di vista è stato prezioso l'apporto del collega esperto in medicina comportamentale nonché presidente della SISCA (Società Italiana Scienze Comportamentali Applicate), Raimondo Colangeli, che si è in più occasioni fatto sentire sull'argomento, motivando l'infondatezza scientifica di tali liste, volte a circoscrivere il problema soltanto ad alcune razze canine.
Egli infatti ha elencato almeno 4 ragioni che inficiano un approccio di questo genere al problema:
1. Mancano i numeri reali delle aggressioni:
In Italia non abbiamo una panoramica reale delle aggressioni, in quanto sono refertate dai servizi del sistema sanitario in percentuale significativa solo le aggressioni che avvengono all’esterno delle abitazioni e verso estranei: i proprietari «difendono i loro pet (cani, gatti, ecc.) minimizzando» i comportamenti di aggressione nei loro confronti o all’interno delle mura domestiche. Dall’analisi del quadro epidemiologico i dati risultano falsati e quindi non attendibili.
2. La violenza non è genetica:
Una causa socio-culturale porta a scegliere alcuni tipi di razze per esaltare una violenza sociale di alcuni individui, ma qui non vi è nulla di genetico (nei cani come negli umani). La formazione dei proprietari e di tutti gli attori della filiera dell’animale da compagnia è la soluzione del problema.
3. I Protocolli allevamento sono sbagliati:
Razze canine considerate mansuete hanno dei comportamenti di aggressione legati a patologie comportamentali che si creano nei protocolli di allevamento che non sono attenti alla socializzazione intra e interspecifica, all’autocontrollo, alla esplorazione e conoscenza degli stimoli dell’ambiente di vita futura.
Anche i cani che provengono da rifugi vengono abilmente «piazzati» facendo leva sul sentimento delle persone, senza una valutazione dell’animale e una formazione della famiglia adottante, con il risultato di avere dei cani «fobici sociali» con comportamenti di aggressione per paura. La razza non ha la minima importanza ai fini del rilevamento epidemiologico.
4. Occorre contrastare l'addestramento all'attacco:
Va contrastato qualunque addestramento che tenda ad aumentare o modificare sequenzialmente il comportamento di aggressione di un cane: come in altri paesi europei l’addestramento all’attacco deve essere strettamente regolamentato. In conclusione, i cani sono esseri senzienti (come sottolinea lo stesso Trattato di Lisbona), sono animali estremamente sociali, dotati di aree cognitive ed emozionali che individualmente vengono modificate, arricchite con la collaborazione e l’aiuto di quell’Uomo con cui condivide la vita da 100.000 anni.
La black list si lega però anche al nuovo regolamento di Trenitalia: per cui col nuovo provvedimento decadranno gli obblighi e i divieti che oggi valgono per le 17 razze pericolose dell'Ordinanza che sta per scadere.
Rimangono invece tutti gli obblighi sull' identificazione e il "pet passport", inoltre la nuova ordinanza prevede l'uso di guinzaglio corto per tutti e museruola a disposizione in caso di bisogno. Ricordiamo infatti che il guinzaglio è obbligatorio per tutti i cani secondo la regola del Regolamento di Polizia Veterinaria che è stata avvallata dalla Cassazione. Però dal 28 gennaio il guinzaglio dovrà essere corto.
La museruola, invece, che attualmente è obbligatoria per le razze considerate pericolose, non lo sarà più dal 28 gennaio per nessun cane, purché sia comunque di pronto uso per il proprietario in caso di necessità.
Il Ministero starebbe poi lavorando con le compagnie di assicurazione "per dare a tutti la possibilità di stipulare polizze a prezzi adeguati" dice il Sottosegretario, anche a fronte di un panorama di offerte oggi molto diversificato, sia nelle coperture che nei beneficiari.
Un giro di vite invece è previsto contro l'addestramento teso ad esaltare l'aggressività degli animali e sono pure allo studio interventi mirati contro il randagismo.
I corsi di formazione e il patentino per i proprietari arriveranno invece con un successivo disegno di legge.
Francesca Martini dichiara inoltre: "vogliamo far funzionare meglio la lista dei cani morsicatori che già esiste: gli animali protagonisti di casi di aggressione, anche lieve, saranno segnalati e sottoposti a percorsi di educazione".
Infine, per favorire la convivenza uomo-animale sarà possibile vietare la detenzione di animali in condominio solo se nel regolamento di tipo contrattuale (quello formulato dal costruttore e sottoscritto insieme con l'atto d'acquisto) ne viene fatta esplicita menzione.
L'assemblea condominiale, anche in base alle pronunce della Cassazione, non potrà dunque impedire il possesso di animali.
Da questo punto di vista è stato prezioso l'apporto del collega esperto in medicina comportamentale nonché presidente della SISCA (Società Italiana Scienze Comportamentali Applicate), Raimondo Colangeli, che si è in più occasioni fatto sentire sull'argomento, motivando l'infondatezza scientifica di tali liste, volte a circoscrivere il problema soltanto ad alcune razze canine.
Egli infatti ha elencato almeno 4 ragioni che inficiano un approccio di questo genere al problema:
1. Mancano i numeri reali delle aggressioni:
In Italia non abbiamo una panoramica reale delle aggressioni, in quanto sono refertate dai servizi del sistema sanitario in percentuale significativa solo le aggressioni che avvengono all’esterno delle abitazioni e verso estranei: i proprietari «difendono i loro pet (cani, gatti, ecc.) minimizzando» i comportamenti di aggressione nei loro confronti o all’interno delle mura domestiche. Dall’analisi del quadro epidemiologico i dati risultano falsati e quindi non attendibili.
2. La violenza non è genetica:
Una causa socio-culturale porta a scegliere alcuni tipi di razze per esaltare una violenza sociale di alcuni individui, ma qui non vi è nulla di genetico (nei cani come negli umani). La formazione dei proprietari e di tutti gli attori della filiera dell’animale da compagnia è la soluzione del problema.
3. I Protocolli allevamento sono sbagliati:
Razze canine considerate mansuete hanno dei comportamenti di aggressione legati a patologie comportamentali che si creano nei protocolli di allevamento che non sono attenti alla socializzazione intra e interspecifica, all’autocontrollo, alla esplorazione e conoscenza degli stimoli dell’ambiente di vita futura.
Anche i cani che provengono da rifugi vengono abilmente «piazzati» facendo leva sul sentimento delle persone, senza una valutazione dell’animale e una formazione della famiglia adottante, con il risultato di avere dei cani «fobici sociali» con comportamenti di aggressione per paura. La razza non ha la minima importanza ai fini del rilevamento epidemiologico.
4. Occorre contrastare l'addestramento all'attacco:
Va contrastato qualunque addestramento che tenda ad aumentare o modificare sequenzialmente il comportamento di aggressione di un cane: come in altri paesi europei l’addestramento all’attacco deve essere strettamente regolamentato. In conclusione, i cani sono esseri senzienti (come sottolinea lo stesso Trattato di Lisbona), sono animali estremamente sociali, dotati di aree cognitive ed emozionali che individualmente vengono modificate, arricchite con la collaborazione e l’aiuto di quell’Uomo con cui condivide la vita da 100.000 anni.
La black list si lega però anche al nuovo regolamento di Trenitalia: per cui col nuovo provvedimento decadranno gli obblighi e i divieti che oggi valgono per le 17 razze pericolose dell'Ordinanza che sta per scadere.
Rimangono invece tutti gli obblighi sull' identificazione e il "pet passport", inoltre la nuova ordinanza prevede l'uso di guinzaglio corto per tutti e museruola a disposizione in caso di bisogno. Ricordiamo infatti che il guinzaglio è obbligatorio per tutti i cani secondo la regola del Regolamento di Polizia Veterinaria che è stata avvallata dalla Cassazione. Però dal 28 gennaio il guinzaglio dovrà essere corto.
La museruola, invece, che attualmente è obbligatoria per le razze considerate pericolose, non lo sarà più dal 28 gennaio per nessun cane, purché sia comunque di pronto uso per il proprietario in caso di necessità.
Il Ministero starebbe poi lavorando con le compagnie di assicurazione "per dare a tutti la possibilità di stipulare polizze a prezzi adeguati" dice il Sottosegretario, anche a fronte di un panorama di offerte oggi molto diversificato, sia nelle coperture che nei beneficiari.
Un giro di vite invece è previsto contro l'addestramento teso ad esaltare l'aggressività degli animali e sono pure allo studio interventi mirati contro il randagismo.
I corsi di formazione e il patentino per i proprietari arriveranno invece con un successivo disegno di legge.
Francesca Martini dichiara inoltre: "vogliamo far funzionare meglio la lista dei cani morsicatori che già esiste: gli animali protagonisti di casi di aggressione, anche lieve, saranno segnalati e sottoposti a percorsi di educazione".
Infine, per favorire la convivenza uomo-animale sarà possibile vietare la detenzione di animali in condominio solo se nel regolamento di tipo contrattuale (quello formulato dal costruttore e sottoscritto insieme con l'atto d'acquisto) ne viene fatta esplicita menzione.
L'assemblea condominiale, anche in base alle pronunce della Cassazione, non potrà dunque impedire il possesso di animali.
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