Si tratta della parassitosi più diffusa e frequente in tutto il mondo, che riguarda sia cani (Toxocara canis e Toxascaris leonina) che gatti (Toxocara cati e Toxascaris leonina).
Stiamo parlando di vermi tondi (nematodi) di colore biancastro, della lunghezza compresa tra i 2 e i 18 cm che si localizzano, nella forma adulta, a livello dell' intestino tenue dei loro ospiti, nuotando attivamente controcorrente nei confronti del flusso delle ingesta, determinato dalla peristalsi intestinale.
L'infestazione avviene principalmente per ingestione delle uova (direttamente o tramite un ospite paratenico cioè un vettore meccanico, come ad esempio un invertebrato).
Le uova di questi vermi infatti sono assai resistenti in ambiente esterno (dove, in condizioni ottimali, maturano in 10-15 giorni) e si caratterizzano inoltre per l'estrema adesività grazie al loro peculiare guscio mammellonato.
Quando mature esse contengono una larva infestante (detta L2), che una volta ingerita, sotto lo stimolo di fattori dell'ambiente gastroenterico (temperatura, umidità, pH e CO2), si libera del guscio e dà inizio alla migrazione attraverso il circolo entero-epatico, raggiungendo il fegato dove le larve L2 espletano la mutazione successiva ad L3.
Sempre attraverso il circolo si posizionano successivamente a livello polmonare, dove mutano ancora allo stadio L3/L4 e risalendo attivamente attraverso i bronchi sino alla trachea, vengono deglutite ultimando definitivamente il loro sviluppo a forme adulte nell'intestino tenue.
A fianco a questo ciclo (caratteristico di Toxocara spp.) che riguarda i soggetti adulti, dobbiamo considerare una differente modalità che riguarda i feti e i cuccioli di età inferiore ai 2 mesi, ovvero il passaggio per via transplacentare di larve L2 o attraverso il colostro ed il latte di larve L3 (in questo caso tali larve non compiono ulteriori migrazioni, ma completano il loro sviluppo in sede intestinale in 30 giorni), ed infine l'ingestione delle larve L2 dormienti, incistate a livello di muscolatura somatica o di organi interni di ospiti paratenici (scarafaggi, lombrichi, roditori, polli, suini, ecc.) che in tal caso effettuano la classica migrazione entero-epato-polmonare-enterica.
Ricordiamo poi che la soppressione della risposta immunitaria che si ha durante la gravidanza e l'allattamento, favorisce la migrazione di larve somatiche, non solo al feto e alla mammella, ma anche nell'intestino della cagna e della gatta stesse, le quali, pertanto, in questo periodo disseminano nell'ambiente esterno un elevato numero di uova.
Per quanto riguarda la sintomatologia connessa a tale parassitosi, in genere le migrazioni larvali (microascaridiosi) decorrono quasi sempre in forma asintomatica; ma a volte, soprattutto in caso di un'elevata carica parassitaria, potremmo rilevare polmonite, vomito e diarrea.
Le forme di gravi infestazioni da parte di parassiti adulti (macroascaridiosi), invece, provocano nel cucciolo in primis una crescita stentata con scarso aumento ponderale, condizioni scadenti del mantello e possibili crisi epilettiformi per azione sottrattiva di sostanze nutritive (come il glucosio), e poi, per azione meccanica diretta (si rischia persino l'ostruzione intestinale in seguito alla presenza di matasse di questi parassiti) ed irritativa sul tubo gastroenterico scialorrea, vomito e diarrea.
I cuccioli più piccoli manifestano tali forme con la presenza si un tipico addome gonfio e teso.
In questi casi anche i trattamenti antiparassitari non sono scevri da rischi, in quanto la morte di un numero ingente di parassiti, senza che vengano espulsi, determina oltre a blocchi intestinali parziali o totali, un maggior riassorbimento di sostanze istamino-simili ad azione tossica, in conseguenza del disfacimento dei vermi.Tra le altre possibilità che possono realizzarsi in corso di macroascaridiosi, va presa in considerazione anche la comparsa di un ittero da stasi, per l'incunearsi degli elminti nel coledoco o in seguito ad invaginamento intestinale, per coinvolgimento del tratto di intestino tenue in cui sbocca il condotto.
Nei casi più gravi si può giungere sino alla perforazione intestinale con peritonite fatale!
Nelle infestazioni croniche infine sono di frequente riscontro stati anemici, debolezza, distrofie ossee e dimagramento con appetito conservato o aumentato.
Nei soggetti adulti in genere i sintomi sono più vaghi e comprendono oltre a condizioni generali scadenti, disordini gastroenterici saltuari e di modesta entità: un alvo disordinato con alternanza di feci molli, normali o stipsi e vomito sporadico.
La diagnosi è più facile per le macroascaridiosi, dato che è più probabile che si riesca a trovare all'esame parassitologico delle feci (flottazione) le uova eliminate dalle femmine adulte, visto che ne producono in abbondanza.
A volte però l'assenza di reperto coprologico positivo, non ci permette di fare diagnosi immediata, e allora si consiglia di ripetere a più riprese l'esame, perché potrebbe voler dire che ancora siamo nel periodo di prepatenza (forme adulte che non hanno ancora ultimato la loro fase riproduttiva) oppure in corso di microascaridiosi e dunque dobbiamo dare il tempo alle larve di raggiungere l'intestino e divenire adulte, affinché inizino a produrre uova.
Ma talvolta i parassiti raggiungono lo stomaco e possono essere vomitati, oppure al contrario (soprattutto in caso di infestazioni lievi), l'organismo ospite riesce ad averne la meglio, grazie alla reazione immunitaria (testimoniata tra l'altro da un'elevata eosinofilia), determinandone la morte e dunque ad espellerli all'esterno con le feci: in tali casi l'osservazione diretta degli adulti così eliminati consentirà di effettuare una diagnosi diretta, senza ombra di dubbio.
La terapia prevede l'uso di vari antielmintici, ma tra i principi attivi più efficaci e sicuri, c'è senz'altro il pirantel pamoato, consigliato soprattutto nei cuccioli e nei gattini, specie se affetti da diarrea.
Mentre nelle cagne gravide, per prevenire l'infestazione dei cuccioli, può essere somministrato il fenbendazolo a basso dosaggio, a partire dal 40° giorno di gravidanza sino al 14° giorno dopo il parto. Altro principio attivo efficace è la piperazina (può essere somministrata anche in presenza di gastroenterite o in animali gravidi).
In ogni caso non è mai sufficiente un solo ed unico trattamento, ma è sempre consigliabile ripetere ad intervalli regolari di due o tre settimane, la somministrazione dell'antielmintico, in genere almeno per due-tre volte; questo perché si tratta di sostanze che agiscono soltanto sulle forme adulte presenti nell'intestino al momento della somministrazione, mentre le forme larvali non vengono raggiunte.
La prognosi di guarigione, in conseguenza della corretta somministrazione dell'antielmintico più indicato, in genere è buona, fatta eccezione per le infestazioni massive in soggetti giovani, in cui la crescita è già molto compromessa al momento del trattamento, e che potrebbero di conseguenza non raggiungere mai la loro taglia fisiologica.
Un capitolo importante è quello della profilassi, in quanto stiamo parlando di una parassitosi che interessa anche l'uomo, sebbene accidentalmente.
In medicina umana infatti è da tempo nota e segnalata in ogni parte del mondo, una particolare sindrome morbosa definita da "larva migrans" viscerale, in cui sono cointeressati tutti i visceri e in particolar modo il fegato, i polmoni, gli occhi e l'encefalo.In tali sedi le larve L2, per lo più di T.canis, assunte appunto accidentalmente per via orale con le uova mature disperse nell'ambiente (evenienza più frequente nei bambini), eseguono migrazioni che scatenano processi infiammatori reattivi granulomatosi ad impronta eosinofilica ed istiocitaria.
Anche per questo motivo si raccomanda la rimozione delle feci dai luoghi pubblici e si consigliano altresì accurate disinfestazioni (con ipoclorito di sodio o fenoli) di canili ed allevamenti, al fine di bonificare l'ambiente, distruggendo sistematicamente le uova di tali parassiti; così come si raccomandano sverminazioni frequenti e regolari negli animali che condividono con noi l'ambiente domestico.
L'infestazione avviene principalmente per ingestione delle uova (direttamente o tramite un ospite paratenico cioè un vettore meccanico, come ad esempio un invertebrato).
Le uova di questi vermi infatti sono assai resistenti in ambiente esterno (dove, in condizioni ottimali, maturano in 10-15 giorni) e si caratterizzano inoltre per l'estrema adesività grazie al loro peculiare guscio mammellonato.
Quando mature esse contengono una larva infestante (detta L2), che una volta ingerita, sotto lo stimolo di fattori dell'ambiente gastroenterico (temperatura, umidità, pH e CO2), si libera del guscio e dà inizio alla migrazione attraverso il circolo entero-epatico, raggiungendo il fegato dove le larve L2 espletano la mutazione successiva ad L3.
Sempre attraverso il circolo si posizionano successivamente a livello polmonare, dove mutano ancora allo stadio L3/L4 e risalendo attivamente attraverso i bronchi sino alla trachea, vengono deglutite ultimando definitivamente il loro sviluppo a forme adulte nell'intestino tenue.
A fianco a questo ciclo (caratteristico di Toxocara spp.) che riguarda i soggetti adulti, dobbiamo considerare una differente modalità che riguarda i feti e i cuccioli di età inferiore ai 2 mesi, ovvero il passaggio per via transplacentare di larve L2 o attraverso il colostro ed il latte di larve L3 (in questo caso tali larve non compiono ulteriori migrazioni, ma completano il loro sviluppo in sede intestinale in 30 giorni), ed infine l'ingestione delle larve L2 dormienti, incistate a livello di muscolatura somatica o di organi interni di ospiti paratenici (scarafaggi, lombrichi, roditori, polli, suini, ecc.) che in tal caso effettuano la classica migrazione entero-epato-polmonare-enterica.
Ricordiamo poi che la soppressione della risposta immunitaria che si ha durante la gravidanza e l'allattamento, favorisce la migrazione di larve somatiche, non solo al feto e alla mammella, ma anche nell'intestino della cagna e della gatta stesse, le quali, pertanto, in questo periodo disseminano nell'ambiente esterno un elevato numero di uova.
Per quanto riguarda la sintomatologia connessa a tale parassitosi, in genere le migrazioni larvali (microascaridiosi) decorrono quasi sempre in forma asintomatica; ma a volte, soprattutto in caso di un'elevata carica parassitaria, potremmo rilevare polmonite, vomito e diarrea.
Le forme di gravi infestazioni da parte di parassiti adulti (macroascaridiosi), invece, provocano nel cucciolo in primis una crescita stentata con scarso aumento ponderale, condizioni scadenti del mantello e possibili crisi epilettiformi per azione sottrattiva di sostanze nutritive (come il glucosio), e poi, per azione meccanica diretta (si rischia persino l'ostruzione intestinale in seguito alla presenza di matasse di questi parassiti) ed irritativa sul tubo gastroenterico scialorrea, vomito e diarrea.
I cuccioli più piccoli manifestano tali forme con la presenza si un tipico addome gonfio e teso.
In questi casi anche i trattamenti antiparassitari non sono scevri da rischi, in quanto la morte di un numero ingente di parassiti, senza che vengano espulsi, determina oltre a blocchi intestinali parziali o totali, un maggior riassorbimento di sostanze istamino-simili ad azione tossica, in conseguenza del disfacimento dei vermi.Tra le altre possibilità che possono realizzarsi in corso di macroascaridiosi, va presa in considerazione anche la comparsa di un ittero da stasi, per l'incunearsi degli elminti nel coledoco o in seguito ad invaginamento intestinale, per coinvolgimento del tratto di intestino tenue in cui sbocca il condotto.
Nei casi più gravi si può giungere sino alla perforazione intestinale con peritonite fatale!
Nelle infestazioni croniche infine sono di frequente riscontro stati anemici, debolezza, distrofie ossee e dimagramento con appetito conservato o aumentato.
Nei soggetti adulti in genere i sintomi sono più vaghi e comprendono oltre a condizioni generali scadenti, disordini gastroenterici saltuari e di modesta entità: un alvo disordinato con alternanza di feci molli, normali o stipsi e vomito sporadico.
La diagnosi è più facile per le macroascaridiosi, dato che è più probabile che si riesca a trovare all'esame parassitologico delle feci (flottazione) le uova eliminate dalle femmine adulte, visto che ne producono in abbondanza.
A volte però l'assenza di reperto coprologico positivo, non ci permette di fare diagnosi immediata, e allora si consiglia di ripetere a più riprese l'esame, perché potrebbe voler dire che ancora siamo nel periodo di prepatenza (forme adulte che non hanno ancora ultimato la loro fase riproduttiva) oppure in corso di microascaridiosi e dunque dobbiamo dare il tempo alle larve di raggiungere l'intestino e divenire adulte, affinché inizino a produrre uova.
Ma talvolta i parassiti raggiungono lo stomaco e possono essere vomitati, oppure al contrario (soprattutto in caso di infestazioni lievi), l'organismo ospite riesce ad averne la meglio, grazie alla reazione immunitaria (testimoniata tra l'altro da un'elevata eosinofilia), determinandone la morte e dunque ad espellerli all'esterno con le feci: in tali casi l'osservazione diretta degli adulti così eliminati consentirà di effettuare una diagnosi diretta, senza ombra di dubbio.
La terapia prevede l'uso di vari antielmintici, ma tra i principi attivi più efficaci e sicuri, c'è senz'altro il pirantel pamoato, consigliato soprattutto nei cuccioli e nei gattini, specie se affetti da diarrea.
Mentre nelle cagne gravide, per prevenire l'infestazione dei cuccioli, può essere somministrato il fenbendazolo a basso dosaggio, a partire dal 40° giorno di gravidanza sino al 14° giorno dopo il parto. Altro principio attivo efficace è la piperazina (può essere somministrata anche in presenza di gastroenterite o in animali gravidi).
In ogni caso non è mai sufficiente un solo ed unico trattamento, ma è sempre consigliabile ripetere ad intervalli regolari di due o tre settimane, la somministrazione dell'antielmintico, in genere almeno per due-tre volte; questo perché si tratta di sostanze che agiscono soltanto sulle forme adulte presenti nell'intestino al momento della somministrazione, mentre le forme larvali non vengono raggiunte.
La prognosi di guarigione, in conseguenza della corretta somministrazione dell'antielmintico più indicato, in genere è buona, fatta eccezione per le infestazioni massive in soggetti giovani, in cui la crescita è già molto compromessa al momento del trattamento, e che potrebbero di conseguenza non raggiungere mai la loro taglia fisiologica.
Un capitolo importante è quello della profilassi, in quanto stiamo parlando di una parassitosi che interessa anche l'uomo, sebbene accidentalmente.
In medicina umana infatti è da tempo nota e segnalata in ogni parte del mondo, una particolare sindrome morbosa definita da "larva migrans" viscerale, in cui sono cointeressati tutti i visceri e in particolar modo il fegato, i polmoni, gli occhi e l'encefalo.In tali sedi le larve L2, per lo più di T.canis, assunte appunto accidentalmente per via orale con le uova mature disperse nell'ambiente (evenienza più frequente nei bambini), eseguono migrazioni che scatenano processi infiammatori reattivi granulomatosi ad impronta eosinofilica ed istiocitaria.
Anche per questo motivo si raccomanda la rimozione delle feci dai luoghi pubblici e si consigliano altresì accurate disinfestazioni (con ipoclorito di sodio o fenoli) di canili ed allevamenti, al fine di bonificare l'ambiente, distruggendo sistematicamente le uova di tali parassiti; così come si raccomandano sverminazioni frequenti e regolari negli animali che condividono con noi l'ambiente domestico.
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