Oggi vorrei parlare di una tecnica ormai entrata nella routine in medicina umana, mentre in veterinaria è ancora poco utilizzata, forse anche perché poco conosciuta dagli stessi colleghi che dunque si rivolgono in misura inferiore, rispetto a quello che sarebbe opportuno, allo specialista gastroenterologo, dotato dell'attrezzatura, della preparazione e dell'esperienza adeguate per realizzare questo esame.
Certamente va tenuto altresì presente che si tratta di un esame che richiede sempre un'anestesia generale ed un accurato monitoraggio del paziente durante la sua esecuzione e di conseguenza tutto ciò fa salire proporzionalmente anche il costo economico per il proprietario; ma, come diremo, in taluni casi è davvero utile se non indispensabile.
Ricordiamo in breve che l'esame endoscopico dell'apparato gastroenterico comprende l'esofago-gastro-duodeno-endoscopia (esame del primo tratto) e la colon-ileo-scopia o la procto-scopia (esame dell'ultimo tratto).
Esso, di norma, dovrebbe essere preceduto da un digiuno variabile tra le 12 e le 48 ore (in dipendenza del tratto da esaminare), evitando l'uso di procinetici o mezzi di contrasto nei 2 giorni precedenti l'esecuzione dell'esame in questione. Per la colonscopia è poi necessaria l'assunzione di lassativi nelle 48h precedenti all'esame e di clismi 6 ore prima, completati da un lavaggio del colon per svuotarlo del normale contenuto, che altrimenti impedirebbe una corretta visualizzazione del lume.
Vediamo dunque quando e perché ricorrere a questo ausilio diagnostico. Per far ciò mi servirò, almeno in parte, di un interessante articolo pubblicato a dicembre 2008, sul numero 634 della Settimana Veterinaria, dove Gwenael Outters sintetizza egregiamente le linee guida essenziali da tener presenti.
Diciamo subito che l'endoscopia è una tecnica di diagnostica per immagini endoluminale che ci permette di visualizzare la superficie mucosale di gran parte dell'apparato gastroenterico, di eseguire biopsie, rilevare la presenza di corpi estranei e spesso anche di rimuoverli, di rilevare alterazioni morfologiche, la presenza di emorraggie o stenosi, di effettuare il posizionamento di sonde per gastrostomia, di individuare e rimuovere polipi e di controllare gli effetti delle terapie.
Si tratta dunque del miglior mezzo a nostra disposizione per valutare le lesioni infiammatorie della mucosa intestinale e per apprezzare le cause di stenosi esofagea, e a volte di rimuoverla con l'ausilio di appositi palloncini, mediante la cosiddetta tecnica del bougienage.
Inoltre offre la possibilità di eseguire delle terapie dirette o chirurgie mininvasive a cielo chiuso. L'endoscopio, tra le numerose applicazioni, permette anche di determinare la natura di un'ulcera gastrica (benigna, di cui è necessario cercare la causa, o tumorale) o di identificare il linfoma gastrico nel gatto, le cui lesioni sono caratteristiche.
Durante la sindrome da ritardato svuotamento gastrico, è indispensabile per esaminare lo stomaco e le strutture che impediscono lo svuotamento gastrico, come la stenosi pilorica (frequente nelle razze brachicefale). Trova anche una giustificazione semiologica nell'ambito delle enteropatie essudative, caratterizzate da un aumento della granulosità della mucosa legato a un'anomalia della vascolarizzazione linfatica che provoca rotture dei villi ed essudazione proteica, con conseguente perdita di sostanze. Anche la scoperta di ulcere duodenali (spesso perforanti) o di tumori dell'intestino tenue può avvenire tramite endoscopia.
Riguardo al colon poi, questa metodica permette di visualizzare lesioni infiammatorie e/o essudative e/o tumorali e la loro estensione, come nelle coliti istiocitarie o nei tumori del retto. L'endoscopia consente altresì di effettuare la descrizione istologica dell'apparato digerente, sebbene con alcuni limiti: infatti a volte, a causa dell'esecuzione di biopsie troppo superficiali, si ha una errata correlazione tra l'endoscopia e l'istologia. Motivo per cui è necessario individuare laboratori ad elevata specializzazione gastroenterologica a cui inviare i campioni da esaminare.
Altro limite è dato dall'inaccessibilità di alcune parti dell'intestino come il tenue o il digiuno, che rende impossibile valutare correttamente la reale estensione delle lesioni eventualmente presenti. In tal caso si ricorre all'utilizzo di un enteroscopio a doppio pallone, ancora però difficilmente reperibile in Italia.
Infine, per quanto riguarda un corretto esame stratigrafico dell'esofago (organo che la semplice ecografia non sarebbe in grado altrimenti di valutare), si ricorre all'eco-endoscopia, esame complementare da prendere sempre in considerazione nel caso in cui fosse necessario determinare con precisione la stratigrafia del tratto di tubo digerente colpito da una lesione infiltrativa.
La sensibilità dell'esame endoscopico è stata comunque perfezionata con l'acquisizione di immagini migliori e di nuove tecniche come la cromo-endoscopia, che permette di colorare la mucosa e di evidenziarne lesioni superficiali.
Questo procedimento, realizzato in Medicina umana, ha portato ad un reale sviluppo nell'oncologia dell'apparato digerente ed è attualmente in sperimentazione nell'animale.
Da parte sua l'eco-endoscopia è una tecnica del futuro destinata alla routine: offrendo la possibilità di ottenere immagini ecografiche oltre il lume, avrà infatti un posto importante nell'oncologia del digerente e nella valutazione dell'estensione delle lesioni, nonostante tutte le limitazioni di questo esame, date principalmente dal fatto che gli ultrasuoni non riescono a penetrare l'aria.
Tutto ciò che è stato detto sinora non deve però lasciar pensare che altri metodi diagnostici per immagini, come l'esame radiografico (in chiaro o con mezzo di contrasto) o la stessa ecografia, non debbano più venir considerati; ma anzi è la complessità stessa dell'apparato digerente che impone sempre l'uso di più mezzi diagnostici complementari tra loro, per permettere di giungere, attraverso un percorso razionale, ad una corretta diagnosi e di conseguenza alla scelta della terapia più adeguata.
Esso, di norma, dovrebbe essere preceduto da un digiuno variabile tra le 12 e le 48 ore (in dipendenza del tratto da esaminare), evitando l'uso di procinetici o mezzi di contrasto nei 2 giorni precedenti l'esecuzione dell'esame in questione. Per la colonscopia è poi necessaria l'assunzione di lassativi nelle 48h precedenti all'esame e di clismi 6 ore prima, completati da un lavaggio del colon per svuotarlo del normale contenuto, che altrimenti impedirebbe una corretta visualizzazione del lume.
Vediamo dunque quando e perché ricorrere a questo ausilio diagnostico. Per far ciò mi servirò, almeno in parte, di un interessante articolo pubblicato a dicembre 2008, sul numero 634 della Settimana Veterinaria, dove Gwenael Outters sintetizza egregiamente le linee guida essenziali da tener presenti.
Diciamo subito che l'endoscopia è una tecnica di diagnostica per immagini endoluminale che ci permette di visualizzare la superficie mucosale di gran parte dell'apparato gastroenterico, di eseguire biopsie, rilevare la presenza di corpi estranei e spesso anche di rimuoverli, di rilevare alterazioni morfologiche, la presenza di emorraggie o stenosi, di effettuare il posizionamento di sonde per gastrostomia, di individuare e rimuovere polipi e di controllare gli effetti delle terapie.
Si tratta dunque del miglior mezzo a nostra disposizione per valutare le lesioni infiammatorie della mucosa intestinale e per apprezzare le cause di stenosi esofagea, e a volte di rimuoverla con l'ausilio di appositi palloncini, mediante la cosiddetta tecnica del bougienage.
Inoltre offre la possibilità di eseguire delle terapie dirette o chirurgie mininvasive a cielo chiuso. L'endoscopio, tra le numerose applicazioni, permette anche di determinare la natura di un'ulcera gastrica (benigna, di cui è necessario cercare la causa, o tumorale) o di identificare il linfoma gastrico nel gatto, le cui lesioni sono caratteristiche.
Durante la sindrome da ritardato svuotamento gastrico, è indispensabile per esaminare lo stomaco e le strutture che impediscono lo svuotamento gastrico, come la stenosi pilorica (frequente nelle razze brachicefale). Trova anche una giustificazione semiologica nell'ambito delle enteropatie essudative, caratterizzate da un aumento della granulosità della mucosa legato a un'anomalia della vascolarizzazione linfatica che provoca rotture dei villi ed essudazione proteica, con conseguente perdita di sostanze. Anche la scoperta di ulcere duodenali (spesso perforanti) o di tumori dell'intestino tenue può avvenire tramite endoscopia.
Riguardo al colon poi, questa metodica permette di visualizzare lesioni infiammatorie e/o essudative e/o tumorali e la loro estensione, come nelle coliti istiocitarie o nei tumori del retto. L'endoscopia consente altresì di effettuare la descrizione istologica dell'apparato digerente, sebbene con alcuni limiti: infatti a volte, a causa dell'esecuzione di biopsie troppo superficiali, si ha una errata correlazione tra l'endoscopia e l'istologia. Motivo per cui è necessario individuare laboratori ad elevata specializzazione gastroenterologica a cui inviare i campioni da esaminare.
Altro limite è dato dall'inaccessibilità di alcune parti dell'intestino come il tenue o il digiuno, che rende impossibile valutare correttamente la reale estensione delle lesioni eventualmente presenti. In tal caso si ricorre all'utilizzo di un enteroscopio a doppio pallone, ancora però difficilmente reperibile in Italia.
Infine, per quanto riguarda un corretto esame stratigrafico dell'esofago (organo che la semplice ecografia non sarebbe in grado altrimenti di valutare), si ricorre all'eco-endoscopia, esame complementare da prendere sempre in considerazione nel caso in cui fosse necessario determinare con precisione la stratigrafia del tratto di tubo digerente colpito da una lesione infiltrativa.
La sensibilità dell'esame endoscopico è stata comunque perfezionata con l'acquisizione di immagini migliori e di nuove tecniche come la cromo-endoscopia, che permette di colorare la mucosa e di evidenziarne lesioni superficiali.
Questo procedimento, realizzato in Medicina umana, ha portato ad un reale sviluppo nell'oncologia dell'apparato digerente ed è attualmente in sperimentazione nell'animale.
Da parte sua l'eco-endoscopia è una tecnica del futuro destinata alla routine: offrendo la possibilità di ottenere immagini ecografiche oltre il lume, avrà infatti un posto importante nell'oncologia del digerente e nella valutazione dell'estensione delle lesioni, nonostante tutte le limitazioni di questo esame, date principalmente dal fatto che gli ultrasuoni non riescono a penetrare l'aria.
Tutto ciò che è stato detto sinora non deve però lasciar pensare che altri metodi diagnostici per immagini, come l'esame radiografico (in chiaro o con mezzo di contrasto) o la stessa ecografia, non debbano più venir considerati; ma anzi è la complessità stessa dell'apparato digerente che impone sempre l'uso di più mezzi diagnostici complementari tra loro, per permettere di giungere, attraverso un percorso razionale, ad una corretta diagnosi e di conseguenza alla scelta della terapia più adeguata.
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