venerdì 10 aprile 2009

L'alimentazione del cane anziano

Generalmente un cane viene considerato anziano in funzione della relazione tra età, razza e taglia, laddove le razze giganti incorrono in un invecchiamento precoce rispetto a quelle di piccola taglia. Ovviamente esistono poi ulteriori variazioni individuali che non permettono sempre di standardizzare un'età di confine universalmente valida, tra maturità e vecchiaia.
In ogni caso l'invecchiamento è un processo biologico complesso che porta ad una progressiva riduzione della capacità del cane a mantenere l'omeostasi rispetto ai diversi stress fisiologici ed ambientali, determinando un calo della vitalità ed un aumento della suscettibilità a varie patologie.
Ecco quindi che con l'avanzare dell'età si ha un graduale declino delle principali capacità funzionali degli organi interni che subiscono insulti sempre maggiori a livello cellulare ad opera dei radicali liberi, sino alla quasi totale compromissione delle loro funzioni fisiologiche.
Sotto questo punto di vista la gestione alimentare del cane anziano ha un ruolo importantissimo nel rallentare i processi di invecchiamento, minimizzare la perdita delle funzioni organiche, migliorare la vitalità del soggetto ed aumentarne così le aspettative di vita.

Innanzitutto con l'invecchiamento il primo tessuto a ridursi è il tessuto muscolare, che subisce una sostituzione graduale ad opera del tessuto adiposo, con conseguente diminuzione del metabolismo basale dell'organismo.
Quindi il primo obiettivo dal punto di vista nutrizionale consistite nell'evitare l'aumento di peso dovuto all'accumulo di grasso e minimizzare altresì la perdita di tessuto muscolare.
Bisogna pertanto agire sull'apporto calorico, cercando di adeguarlo ai mutati fabbisogni energetici, adattandolo al singolo cane, in base alla sua condizione corporea di partenza, all'attività fisica svolta, alle condizioni ambientali e via dicendo.

Fondamentale poi per contenere la riduzione della massa muscolare è un corretto apporto di proteine, che dovrebbero attestarsi almeno sui livelli di un animale adulto (tra il 16 e il 24% di proteine grezze, se consideriamo l'etichetta di un alimento industriale), cercando di prediligere un alimento con i tenori proteici più elevati: da questo punto di vista però non basta tener conto della quantità, ma è essenziale la qualità, per cui andrebbero assolutamente evitati gli eccessi di tessuto connettivo.
Tutto questo ovviamente senza prendere in considerazione eventuali patologie renali, che richiederebbero un discorso a parte. Per quanto riguarda il tenore in grassi, ricordiamo che un alimento per cani anziani non dovrebbe superare il 15% sulla sostanza secca.
Mentre di estrema importanza è aumentare l'apporto di acidi grassi polinsaturi (Omega-3 e Omega-6 in rapporto di 1:5) nella dieta, in quanto necessari per compensare la progressiva diminuzione degli enzimi desaturasi dell'individuo anziano.

Tra le problematiche da considerare poi durante l'invecchiamento vi sono quelle legate alle modificazioni dell'apparato gastrointestinale.
Infatti in questa fase della vita del cane, si ha una riduzione di tutte le secrezioni: salivari, gastriche, pancreatiche così come diminuiscono le dimensioni dei villi intestinali e il ricambio cellulare.
Ciò si traduce in una variazione delle capacità digestive che impone l'adozione di diete altamente digeribili: quindi, come già detto, le proteine dovranno essere di elevata qualità, evitando i tessuti connettivi e anche gli amidi dovranno essere sottoposti ad un' adeguata cottura.

Anche la motilità intestinale sarà ridotta e pertanto per facilitare il transito è consigliabile aumentare la quantità di fibra insolubile nella razione quotidiana sino ad arrivare al 5-10% dell'apporto energetico totale.
Le eccessive fermentazioni coliche, causa di meteorismo e diarrea, potrebbero essere tenute sotto controllo con l'aggiunta di yogurt all'alimento o meglio utilizzando dei probiotici specifici per il cane.

Un altro aspetto importante è la gestione dell'aumentata richiesta, durante la vecchiaia, di vitamine e sali minerali, sia per diminuita biodisponibilità data dalle ridotte capacità digestive, sia perché la carenza di alcuni minerali specifici nella dieta, facilita il deterioramento di alcuni organi. Il Calcio è fondamentale per mantenere la corretta densità ossea, ed in genere va mantenuto attorno allo 0,8-1% della sostanza secca; ma va sempre considerato in rapporto al Fosforo: il loro rapporto andrebbe aumentato sino ad un valore di 2, diminuendo l'apporto in Fosforo per evitare di danneggiare i reni.
Il Potassio, le Vitamine liposolubili A ed E e quelle idrosolubili del gruppo B, andrebbero somministrate in quantità superiori rispetto ai normali fabbisogni di un adulto, proprio per sopperire all'aumento della loro eliminazione e/o al ridotto assorbimento.
Il Sodio invece non dovrebbe mai superare l'1% del totale della sostanza secca della dieta, per l'aumento nei soggetti anziani del rischio di patologie cardiache e di ipertensione, nonostante una sua carenza eccessiva diminuisca di molto l'appetibilità della dieta.

Infine dato che con l'età anche il sistema immunitario subisce un progressivo declino, l'apporto di antiossidanti naturali come la Vitamina E, la luteina e i carotenoidi, così come altre sostanze (probiotici, nucleotidi e coniugati dell'acido linoleico) potrebbero aiutare a rallentare l'instaurarsi dei deficit immunitari.
Riassumendo dunque la dieta ottimale per un cane anziano può essere indifferentemente casalinga o industriale. Ma nel primo caso è importante rispettare l'adeguato apporto di proteine (scegliendo tagli di carne con poco connettivo), assicurare un adeguata cottura degli amidi (pasta, patate o riso), evitare la crusca (per evitare un eccesso di fosforo), aggiungere un adeguata fonte di fibre insolubili e soprattutto scegliere un integratore alimentare di vitamine e minerali, che rispetti i requisiti sopra detti.
Per quanto riguarda invece le diete commerciali, ne esistono diverse specifiche per cani anziani; nella loro scelta sarà sufficiente valutare che rispettino le caratteristiche desiderabili per l'età geriatrica e soprattutto le esigenze individuali specifiche.
In ogni caso la razione quotidiana dovrà essere ripartita in 2-3 pasti giornalieri, per facilitarne l'assunzione (ricordiamo che l'appetito diminuisce con l'età anche in concomitanza di alcune patologie) e la digestione.
Ovviamente la concomitante presenza di patologie senili andrà adeguatamente indagata e tenuta in considerazione nell'adattamento della dieta alla situazione patologica contingente, a seconda dell'apparato interessato (cuore, reni, fegato, osteo-articolare, ecc.), tenendo sempre presente che l'obiettivo ultimo è quello di mantenere lo stato di benessere del soggetto.

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