lunedì 3 novembre 2008

La sindrome di Horner

Con questo nome altisonante viene definita una sindrome (ovvero una condizione patologica caratterizzata da un quadro sintomatologico tipico) dovuta alla perdita di innervazione simpatica a carico dell'occhio e dei suoi annessi (palpebre, congiuntive, ghiandole lacrimali), per cui si ha come prima conseguenza la perdita del tono della muscolatura liscia a livello della zona periorbitale e delle palpebre (compresa la terza o nittitante, che rimane procidente).
Questa innervazione è altresì importante per bilanciare la dilatazione pupillare o midriasi (attraverso i muscoli dilatatori dell'iride) opponendosi all'effetto costrittore o miosi, dovuto all'innervazione parasimpatica.
A causa di questo deficit pertanto si produce la cosiddetta anisocoria ovvero una differenza di diametro pupillare (asimmetria) nei due occhi.
Le lesioni alla base di questo danno neurologico possono prodursi a vari livelli lungo il decorso della catena del simpatico (sia pre- che post-gangliare) e tra le cause vi sono ferite da morso, tiroidectomia, avulsione dei plessi cervicale o brachiale, otite media (compreso il danno iatrogeno che si può produrre durante la pulizia dell'orecchio), polipi rinofaringei e neoplasie del mediastino ovvero del tratto toracico craniale.
Spesso purtroppo l'eziologia rimane impossibile da stabilire esattamente.
I sintomi che ci permettono di diagnosticare in ogni caso tale patologia sono dati da:
- miosi
- enoftalmo
- prolasso della terza palpebra
- ptosi.
In alcuni casi si possono riscontrare addirittura tutte queste manifestazioni contemporaneamente.
La miosi rimane tuttavia il sintomo più costante anche in assenza degli altri.
Ricordiamo che l'anisocoria può essere più evidente in una stanza buia, quando l'altra pupilla (quella dell'occhio normale) tende a dilatarsi.
In ogni caso l'occhio colpito non è mai dolente e questo ci permette di differenziare la sindrome di Horner da alcune condizioni dolorose dell'occhio, come l'uveite ed il danno corneale, che possono ugualmente provocare miosi.
Eventuali deficit visivi non sono invece così frequenti come si crede.
Ad ogni modo occorre effettuare una valutazione clinica completa con particolare attenzione alla funzionalità del nervo ottico e dello stato del sensorio, all'identificazione dei deficit propriocettivi, all'esame del condotto uditivo ed al riconoscimento di eventuali traumi recenti.
Tra le indagini diagnostiche collaterali sono consigliabili le radiografie del torace, per identificare eventuali masse a questo livello, e del cranio, per visualizzare un eventuale coinvolgimento delle bolle timpaniche (polipi dell'orecchio medio o otite media) che si evidenzierà sotto forma di una tipica radiopacità dei tessuti molli corrispondenti.

Oggigiorno poi abbiamo a disposizione, per quanto riguarda la diagnostica per immagini, esami più sensibili come la TAC e la Risonanza Magnetica che sicuramente forniscono dati più accurati e precisi.
Per quanto riguarda la prognosi, purtroppo la sindrome di Horner indica l'esistenza di un disordine primario di varia origine, per cui essa dipende completamente dalla corretta identificazione della causa di quest'ultimo e dalla sua risposta positiva al trattamento che per ovvi motivi non può essere specifico, ma è medico o chirurgico a seconda dei casi.

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