Si tratta di un'emergenza in quanto si realizza spesso in modo subdolo e quindi difficilmente individuabile da parte del proprietario e questo permette un progredire della situazione patologica, che si fa sempre più seria a causa dell'immissione in circolo delle tossine, batteriche e non, che provocano insulti anche gravi ad organi ed apparati vitali, come fegato e reni.
Questa affezione è strettamente legata al ciclo sessuale della cagna e della gatta, non più giovanissime (si realizza più frequentemente dai 6-7 anni di età in poi), indipendentemente da accoppiamenti o gravidanze, ovvero può interessare anche soggetti vergini, ma in genere compare durante il periodo del metaestro, ovvero nei due-tre mesi successivi all'estro (comunemente definito calore).
Tra le cause, oltre ovviamente al ruolo svolto degli ormoni progestinici (prodotti durante la fase luteinica o diestrale), che stimolano e assicurano un buon funzionamento delle ghiandole dell'endometrio e inibiscono l'attività del miometrio (la muscolatura dell'utero), favorendo la ritenzione del liquido endoluminale, ci sono anche cause iatrogene.
Infatti una delle principali concause è rappresentata dai trattamenti ormonali per sopprimere il ciclo estrale (ormai per fortuna sempre più rari, anche perché sconsigliati dalla maggior parte dei veterinari) o quelli per indurre l'aborto farmacologico (evenienza altresì da sconsigliare oltre che per i rischi correlati anche per l'elevato numero di insuccessi).
Infine altra concausa è data dalla colonizzazione batterica del lume uterino ad opera di ceppi patogeni (il batterio maggiormente implicato è Escherichia coli) che approfittano della ridotta motilità della muscolatura uterina e delle condizioni di stress (quasi sempre concomitanti), responsabili di uno stato di immunodepressione favorevole alla moltiplicazione dei batteri stessi.
I sintomi sono variabili in relazione alla diversità delle lesioni genitali ed extra-genitali che l'accompagnano, così come la sua evoluzione che può essere acuta o cronica.
In genere però il quadro sintomatologico dipende dal grado di apertura della cervice, dalla presenza o assenza di infezione batterica uterina, dalla durata dell'evoluzione dello stato patologico e dalla gravità delle lesioni extra-genitali (renali, epatiche e cardiache).
I sintomi di più frequente e costante riscontro sono: depressione del sensorio, anoressia, scoli vulvari (in genere maleodoranti), vomito, diarrea, polidipsia (aumento della sete) e poliuria (aumento dell'urinazione).
Il proprietario più attento riesce generalmente ad accorgersi da solo dell'anomala distensione addominale (dovuta all'aumento di volume dell'utero, per la sua sovradistensione da accumulo di materiale purulento), dell'edema vulvare e del leccamento incessante della regione vulvare da parte dell'animale.
Gli scoli vulvari (in caso di piometra cosiddetta aperta) sono costituiti da un pus giallo-verdastro o bruno, dall'odore nettamente fetido, vista la sepsi in atto.
Quando invece la cervice è completamente chiusa, l'accumulo di una grande quantità di pus nella cavità uterina si accompagna a gravissimi sintomi generali di intossicazione in atto.
Nella maggior parte dei casi di poliuria/polidipsia in una cagna o gatta che abbia superato i 6-7 anni di età si dovrebbe sempre sospettare, tra le diagnosi differenziali, una piometra.
Ricordo inoltre che nella maggioranza dei casi di piometra non si osserva nessun aumento di temperatura corporea e seppure dovesse essere presente ipertermia, in ogni caso, sarebbe comunque lieve e difficilmente la febbre supererebbe i 39°5'C.
Vediamo dunque quali sono i dati da prendere in considerazione per effettuare una diagnosi corretta di tale patologia.
Innanzitutto la palpazione dell'addome, che deve sempre essere fatta con delicatezza, per evitare accidentali rotture di un utero teso all'inverosimile, che da sola rivela un organo notevolmente aumentato sia di volume che di consistenza.
E poi, naturalmente le analisi del sangue: quasi sempre troveremo infatti un aumento del numero dei granulociti neutrofili, accompagnato dalla presenza di leucociti immaturi (leucocitosi compresa tra 20.000 e 200.000/μl) e a volte si può riscontrare altresì una lieve anemia (che però più spesso può venir mascherata dalla disidratazione).
A livello biochimico avremo invece un aumento da lieve ad imponente delle proteine totali, associata ad una diminuzione delle albumine.
Se lo stato di intossicazione ha iniziato a compromettere i reni si può osservare anche un aumento dei valori dell'azotemia (BUN), mentre all'esame delle urine si manifesta quasi sempre una netta proteinuria.
Lo striscio vaginale (anche in corso di piometre chiuse) rivelerà sempre la presenza di un cospicuo numero di granulociti neutrofili (con evidenti caratteri di tossicità) e di batteri.
In tutti i casi le analisi di sangue ed urine facilitano l'identificazione di un'eventuale patologia concomitante (diabete, nefrite, ecc.) la cui esistenza è importante da conoscere in anticipo per una corretta gestione della piometra stessa, oltre che per definire una prognosi più precisa, che in tali casi, ovviamente, tende ad essere sempre riservata.
La diagnosi di certezza e quindi definitiva però la dà senz'altro la diagnostica per immagini: un'ecografia addominale toglie ogni dubbio e consente anche di stabilire l'interessamento di uno e di entrambi i corni uterini, la quantità di materiale accumulato, e soprattutto le condizioni della parete uterina.
La terapia elettiva per risolvere questa situazione d'emergenza è prettamente chirurgica e prevede l'asportazione di utero ed ovaie (ovaristerectomia), in quanto un approccio unicamente medico è destinato al fallimento, portando a ricadute una volta interrotta la terapia, ma soprattutto determinando un rischio elevato per la vita dell'animale stesso, in quanto lo stato generale di quest'ultimo può ulteriormente peggiorare, pregiudicando l'intervento chirurgico.
La terapia medica va comunque instaurata in attesa e in preparazione della chirurgia.
Essa ha come obiettivi principali il mantenimento della funzionalità renale e dell'idratazione, il sostegno del circolo ematico, la prevenzione dello shock, la disintossicazione (fluidoterapia endovenosa, trasfusioni, farmaci disintossicanti e antishock), e l'eliminazione o quanto meno il contenimento dell'infezione batterica in atto (terapia antibiotica) oltre alla riduzione dei rischi connessi all'intervento stesso.
Da questo punto di vista ricordiamo che una grave complicazione della chirurgia in questione è rappresentata dalla rottura dell'utero con contaminazione della cavità addominale e conseguente peritonite.
Va infine citata la possibilità, per animali di alto valore riproduttivo, purché non siano in condizioni critiche, di ricorrere al tentativo di una terapia medica conservativa a base di prostaglandine (PGF2α), ma vanno citati altresì i rischi in questo caso di rottura dell'utero. Inoltre rimane alta la percentuale di recidive negli animali sottoposti a tale trattamento.
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