martedì 3 giugno 2008

Il cane aggressivo (seconda parte)

Come ho già accennato nella prima parte, molto spesso nel nostro mestiere si è chiamati al difficile compito di giudicare e quantificare il problema dell'aggressività di un cane, soprattutto quando quest'ultimo ha manifestato, a detta dei proprietari, un comportamento inaspettatamente aggressivo, attaccando improvvisamente magari proprio durante i comuni gesti quotidiani che in altre occasioni non avevano suscitato nessuna reazione da parte sua.

Questo presuppone di solito un "misunderstunding" tra animale e proprietario, dovuto ad un'errata interpretazione di certe situazioni, che vengono percepite con significati notevolmente differenti dalle due parti in causa.
Il fatto però che l'aggressione si traduca in un danno fisico all'eventuale vittima umana improvvisamente ci fa sorgere la paura che da fedele amico dell'uomo, il cane di casa si possa trasformare in una specie di Dr. Jekill e Mr. Hide.

Tutto ciò è, al solito, frutto del fatto che si tende ad incentrare il problema unicamente da un punto di vista antropocentrico; ovvero ci si preoccupa soltanto dell'interpretazione che dà l'essere umano dell'incidente accaduto, tralasciando l'altro importante aspetto del problema, che è appunto quello avviene nel cane e che invece è sempre opportuno prendere in considerazione se si vuole avere una visione obiettiva e completa del problema.
Ad ogni modo l'iter diagnostico da seguire in questi casi per tentare di capire realmente il motivo per cui il cane ha morso e stabilire anche se la cosa può con buona probabilità ripetersi in futuro, si può riassumere in 5 tappe:
  1. Valutazione della pericolosità
  2. Descrizione dell'aggressione (sequenze del comportamento aggressivo, posture e mimica del cane, componenti psicobiologiche, contesto e circostanze dell'aggressione, e ovviamente conseguenze dell'aggressione per il cane e l'ambiente)
  3. Valutazione del tipo di aggressione
  4. Diagnosi
  5. Suggerimenti, trattamento e terapie

Iniziamo dunque prendendo in considerazione il primo punto fondamentale del percorso diagnostico in caso di aggressione di un essere umano da parte di un cane, ovvero la valutazione della sua pericolosità.
In questo iter ho come punto di riferimento le linee guida fornite da uno specialista belga nel settore della medicina comportamentale quale è Joel Dehasse, il quale, studiando con particolare attenzione il problema, anche per abbreviare i tempi del percorso diagnostico, ha tentato di semplificare i criteri da prendere in considerazione per valutare la pericolosità di un cane.
Essi sono stati pertanto ridotti principalmente a 6:

A) il peso e la massa del cane in rapporto a quelli della vittima dell’aggressione
B) la categoria di appartenenza delle persone a rischio (in assenza di autorità)

C) il tipo di aggressione (offensiva o difensiva)

D) la prevedibilità o meno della stessa

E) il controllo e l’intensità del morso

F) il tipo di morso (semplice o multiplo)

Dehasse, attribuendo ad ognuno di essi un valore numerico, ha sintetizzato in una comoda formula il livello di pericolosità attribuibile ad un cane.
Vediamo come calcolare questo valore dunque, che ha comunque il solo significato di rischio globale, lasciando fuori ogni altra considerazione di ordine comportamentale.

A)-Per quanto riguarda il peso e la massa del cane bisogna considerare che nell’aggressione la mole dell'animale assume particolare importanza dato che nello slancio dell’attacco la potenza muscolare si somma al peso del cane stesso.
Per il calcolo di tale valore va considerata una formula secondo cui si moltiplica il peso del cane per 4 e si divide il numero così ottenuto per il peso della vittima.


B)-Per quanto riguarda il secondo punto invece si attribuisce alla categoria di appartenenza, in assenza di autorità (ovvero in mancanza di un ruolo gerarchico che permetterebbe un controllo del cane da parte dell'essere umano), un numero da 1 a 5 , che aumenta in base all’aumento del rischio, per cui avremo 5 tipologie di persone:
-uomini adulti = 1;
-donne adulte, persone con un handicap non grave e persone timorose= 2;
-bambini con più di 6 anni, persone anziane e persone con handicap medio= 3;
-bambini dai 3 ai 6 anni e persone con un handicap consistente= 4;
-bambini con meno di 3 anni e persone con un handicap grave= 5

C)-Il terzo punto, semplificando al massimo l’analisi del comportamento aggressivo, attribuisce un punteggio differente in al tipo di aggressione, per cui all’aggressione difensiva (ovvero scatenata dall’avvicinarsi della persona al cane) si attribuisce un valore pari a 1, mentre all’aggressione offensiva (ovvero in cui è il cane a procedere verso la persona) si attribuisce il valore 2.

D)-Al quarto punto sta la prevedibilità o meno dell’attacco e del morso.
Questo è molto importante e spesso fa la differenza per quanto riguarda le conseguenze.
Nell’aggressione prevedibile (a cui si attribuisce il valore di 1) il cane manifesta infatti una fase di minaccia in cui ringhia, abbaia, mostra i denti, ecc.
Nell’aggressione poco prevedibile (valore=2) la fase di minaccia invece è poco identificabile o quasi simultanea all’attacco.

Infine l’aggressione imprevedibile (valore=3) è quando l’attacco è immediato e diretto, senza alcun avvertimento.


E)-Al quinto punto si attribuisce un punteggio che va da 1 a 7, in base alla differente intensità del morso, per cui avremo anche danni molto diversi a seconda del tipo di morso.

1=afferrare con la bocca (nessuna traccia);
2=pizzicare (livido/ematoma);
3= morso controllato (ematoma);
4=morso controllato e trattenuto (perforazione dell’epidermide);
5=morso forte (perforazione muscolare);
6=morso forte e trattenuto (lacerazione muscolare) e infine
7=morso predatorio (distruzione muscolare).

F)-Ultimo criterio da considerare è la tipologia del morso, per cui avremo 4 gradi con relativo valore attribuito a seconda del morso:
1=morso semplice;
2=morso semplice e trattenuto;
3=morsi multipli e
4=morsi multipli e trattenuti.

Ecco che dunque avremo una formula matematica utile all’esperto comportamentalista, ma anche al proprietario, per stabilire molto semplicisticamente il rischio di pericolosità di un cane per l’uomo (ovviamente relativo alla data situazione e non certamente assoluto) e il cui valore si colloca in una scala numerica che va da un valore minimo inferiore a 10 che corrisponde ad un rischio minore, per cui si consiglia al proprietario di informarsi semplicemente sugli eventuali pericoli connessi, ad un valore compreso tra 10 e 14 che corrisponde ad un rischio medio, per cui si consiglia di far fare un esame fisico dal veterinario e di adottare misure di prevenzione e rieducazione, ad un valore compreso tra 14 e 15,5 che denota un rischio considerevole e pertanto in tal caso si raccomanda di seguire un trattamento e una terapia presso uno specialista, utilizzando la museruola in ogni situazione a rischio, e per finire un valore superiore a 15,5 il cui rischio corrisponde ad un livello di serietà che può comportare anche la perdita della vita della vittima per cui si consiglia l’allontanamento del cane, il suo disarmo o addirittura la sua eutanasia!

Tale formula può così essere sintetizzata:

INDICE DI PERICOLOSITA’ DI UN CANE = 4xA+B+C+D+F

Ovviamente tale valutazione è solo una prima tappa e come tutte le semplificazioni eccessive non è scevra da errori e soprattutto non sostituisce assolutamente il ricorso al veterinario comportamentalista; ma di sicuro costituisce un primo passo importante per capire la gravità di una situazione e l’eventuale possibilità di gestione offerta dal contesto in cui si opera.

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