Gli aerosol sono delle dispersioni in aria di particelle molto fini di liquidi o solidi. In linea generale tanto minore è la grandezza di tali particelle, tanto maggiore è la loro capacità penetrativa nell’albero bronchiale.
A questo proposito va detto che in aerosolterapia bisogna distinguere gli "aerosol veri" dai medicamenti condizionati sotto pressione o spray, che si trovano negli erogatori predosati (MDI, metered dose inhaler).I primi infatti sono quelli costituiti da goccioline le cui dimensioni variano da 1 a 5 micron, mentre i secondi sono costituiti da corpuscoli di dimensioni maggiori.
Nel caso degli MDI ci sono dei distanziatori (ne esistono parecchi tipi, da semplici tubi a strutture dotate di camere di tenuta -holding chambers- con valvole ad una via, attivate dall’inalazione), realizzati specificamente per uso veterinario (Aerokat®; aerokat.com) o altri nati per uso umano e adattati alla medicina veterinaria. Essi hanno lo scopo di rendere possibile l'utilizzo a casa di farmaci (per lo più corticosteroidi) nelle forme croniche, come ad esempio l'asma felina, e che di conseguenza necessitano di somministrazioni frequenti e continuative anche in situazioni d'improvvisa emergenza. I distanziatori hanno anche il vantaggio di permettere alle particelle più grandi di cadere fuori e non penetrare nella bocca del paziente. La discriminante tra i due sistemi (aerosol e spray) consiste proprio nelle differenti dimensioni delle particelle in sospensione, in quanto sono proprio queste che, con il relativo ingombro delle vie respiratorie e la velocità dell'aria inspirata, condizionano direttamente la progressione dei principi attivi nell'albero respiratorio, poiché soltanto le particelle di aerosol veri (il cui diametro è inferiore ai 5 micron) riescono a raggiungere l'epitelio alveolare.
L'aerosolterapia è infatti essenzialmente utilizzata, come avviene in umana, nelle patologie respiratorie, per far si che i principi attivi arrivino direttamente a contatto con le vie aeree (anche quelle più profonde) e vi possano così esercitare la loro azione: una patologia tracheale o bronchiale giustifica dunque l'impiego di aerosol, in particolare per favorire il drenaggio delle secrezioni mucose e poi per la disinfezione della mucosa.
Occorre qui ricordare che alcune sostanze passano molto rapidamente nel torrente circolatorio e in tal caso questa via equivale alla somministrazione endovenosa (pensiamo ad esempio agli anestetici gassosi).L'aerosolterapia è infatti essenzialmente utilizzata, come avviene in umana, nelle patologie respiratorie, per far si che i principi attivi arrivino direttamente a contatto con le vie aeree (anche quelle più profonde) e vi possano così esercitare la loro azione: una patologia tracheale o bronchiale giustifica dunque l'impiego di aerosol, in particolare per favorire il drenaggio delle secrezioni mucose e poi per la disinfezione della mucosa.
Le maggiori indicazioni per l'aerosolterapia in medicina veterinaria sono essenzialmente due: in primo luogo l'umidificazione della mucosa respiratoria nella fase congestizia, col conseguente drenaggio delle secrezioni mucose, in corso ad esempio di tracheobronchite e soprattutto nella bronchite cronica, così come nelle patologie respiratorie delle vie aeree superiori del gatto.
In secondo luogo l'azione locale antinfettiva e broncodilatatrice per facilitare l'effetto dei principi attivi nei confronti dei focolai infettivi e rendere più efficace la loro sterilizzazione.
Il mezzo a nostra disposizione per effettuare questo tipo di terapia è principalmente il noto generatore di aerosol standard o nebulizzatore, composto da una sorgente di aria compressa (bottiglia d'aria compressa o compressore), di un dispositivo di nebulizzazione (con una riserva di liquido da disperdere) e di un dispositivo di filtrazione.
I nebulizzatori impiegano dei compressori per generare delle pressioni aeree e delle velocità di flusso relativamente elevate; si ha una modificazione del sistema di base (ad aria compressa o ad ultrasuoni) per migliorare l’apporto o modulare le dimensioni delle particelle, così da renderle omogenee.
Ovviamente nei nostri animali non sempre risulta agevole far inalare la miscela tramite mascherina, per cui si ricorre ad una sorta di aerosolizzazione indiretta, allestendo una gabbietta chiusa (almeno parzialmente) per lo scopo, affinché il prodotto da diffondere in aerosol non si disperda, ma venga inalato dal paziente, una volta diffuso nell'atmosfera della gabbia, facendo si che l'animale rimanga al suo interno per tutta la durata del trattamento.
Ovviamente soprattutto in caso di ripetuti trattamenti il tutto va pensato in maniera tale che si abbia un sistema di evacuazione dei gas all'esterno, per tutelare le persone dall'azione dei principi attivi: quanti siano soggetti ad allergie da farmaci dovranno preventivamente segnalarlo e si dovranno tenere lontani dal luogo prescelto per effettuare l'aerosol.
Occorre ricordare poi che bisogna evitare di creare ambienti esageratamente surriscaldati a cui gli animali sono molto sensibili, per l'estrema facilità a sviluppare il colpo di calore.I nebulizzatori impiegano dei compressori per generare delle pressioni aeree e delle velocità di flusso relativamente elevate; si ha una modificazione del sistema di base (ad aria compressa o ad ultrasuoni) per migliorare l’apporto o modulare le dimensioni delle particelle, così da renderle omogenee.
Ovviamente nei nostri animali non sempre risulta agevole far inalare la miscela tramite mascherina, per cui si ricorre ad una sorta di aerosolizzazione indiretta, allestendo una gabbietta chiusa (almeno parzialmente) per lo scopo, affinché il prodotto da diffondere in aerosol non si disperda, ma venga inalato dal paziente, una volta diffuso nell'atmosfera della gabbia, facendo si che l'animale rimanga al suo interno per tutta la durata del trattamento.
Ovviamente soprattutto in caso di ripetuti trattamenti il tutto va pensato in maniera tale che si abbia un sistema di evacuazione dei gas all'esterno, per tutelare le persone dall'azione dei principi attivi: quanti siano soggetti ad allergie da farmaci dovranno preventivamente segnalarlo e si dovranno tenere lontani dal luogo prescelto per effettuare l'aerosol.
La frequenza consigliata per le somministrazioni comprende di solito 2-3 applicazioni quotidiane di 10 minuti ciascuna per almeno 5 giorni di seguito, ma a volte si può prolungare le sedute sino a 15-30 minuti ognuna.
Il solvente adoperato più spesso è la soluzione isotonica di cloruro di sodio allo 0,9% o soluzione fisiologica, la quale già da sola è in grado di facilitare il drenaggio delle secrezioni accumulate localmente; ma si possono utilizzare pure alcune sostanze naturali (ad es. i terpeni e i terpenoidi come la canfora, la trementina, il mentolo, il gomenolo e altri) che associano l'effetto fluidificante a quello antisettico; oppure l'alcool etilico che favorendo la dispersione delle particelle e avendo un effetto antischiumogeno,viene preferito in caso di edema polmonare acuto.
I principi attivi a nostra disposizione diventano effettivamente interessanti quando la concentrazione ottenuta con l'aerosol è molto superiore a quella realizzata con la somministrazione parenterale, anche perché si ottiene la loro localizzazione direttamente dove vogliamo che agiscano.
Bisogna in generale evitare sostanze che vengano assorbite troppo rapidamente attraverso la mucosa, a meno che non si voglia ottenere una loro azione sistemica.
Tra gli antibiotici che non vengono assorbiti e che quindi agiscono solo localmente abbiamo la Kanamicina, la Gentamicina e la Terramicina. Mentre tra quelli assorbiti dalla mucosa delle vie aeree e che hanno dunque anche un'azione sistemica troviamo la Penicillina ed il Cloramfenicolo. I migliori broncodilatatori sono senz'altro la Teofillina e l'Aminofillina.
Mentre il mucolitico più usato in aerosolterapia veterinaria è l'acetilcisteina.
Purtroppo ancora non esistono linee guida ben stabilite per il dosaggio, ma la posologia da impiegare tipicamente per via sistemica viene diluita in soluzione fisiologica e nebulizzata nell’arco di una singola sessione, inoltre il volume totale della soluzione da inalare deve essere di circa 3 ml se si usano nebulizzatori pneumatici e di 5 ml se si usano nebulizzatori ad ultrasuoni (tenere presente che la dose di farmaco che raggiunge i polmoni è il 10% circa di quella erogata dallo strumento).
Il 5-10% dei pazienti può manifestare una broncocostrizione. Quindi, è possibile somministrare dei broncodilatatori per via parenterale 15 minuti prima della nebulizzazione, oppure ricorrere ad un periodo iniziale di nebulizzazione aggiungendo direttamente il broncodilatatore al fluido nebulizzato prima del farmaco antimicrobico.
Il 5-10% dei pazienti può manifestare una broncocostrizione. Quindi, è possibile somministrare dei broncodilatatori per via parenterale 15 minuti prima della nebulizzazione, oppure ricorrere ad un periodo iniziale di nebulizzazione aggiungendo direttamente il broncodilatatore al fluido nebulizzato prima del farmaco antimicrobico.
A causa delle molte domande che ancora circondano l’efficacia della somministrazione mediante MDI, questo sistema deve essere utilizzato solo come trattamento collaterale e negli animali che presentano segni di malattia molto lievi. Solo una volta posti sotto controllo i segni clinici, si può tentare di provare a ricorrere all’impiego concomitante di farmaci aerosolizzati e agenti sistemici.
L’impiego concomitante di steroidi da inalazione e sistemici può invece consentire di ridurre al minimo i dosaggi sistemici.
Ricordiamo poi che la somministrazione di antimicrobici non sostituisce il loro impiego in forma sistemica negli animali colpiti da gravi patologie respiratorie come ad esempio la polmonite.
Un'ultima raccomandazione riguarda infine la sterilità: l’apparecchio per aerosol deve sempre essere tenuto meticolosamente pulito per evitare di causare un’infezione respiratoria iatrogena, soprattutto perché stiamo parlando per lo più di pazienti già gravemente debilitati.L’impiego concomitante di steroidi da inalazione e sistemici può invece consentire di ridurre al minimo i dosaggi sistemici.
Ricordiamo poi che la somministrazione di antimicrobici non sostituisce il loro impiego in forma sistemica negli animali colpiti da gravi patologie respiratorie come ad esempio la polmonite.
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