domenica 8 febbraio 2009

L'esame coprologico: cos'è e a cosa serve

L'analisi delle feci, più elegantemente noto come esame coprologico, è senz'altro un metodo diagnostico diretto, semplice, alla portata di tutti gli ambulatori veterinari (l'essenziale è un microscopio), poco costoso e utile per individuare e riconoscere gli agenti eziologici di patologie parassitarie del tratto gastroenterico e delle vie respiratorie.
Ricordiamo che le feci, in attesa di essere esaminate, andrebbero refrigerate (non congelate).
Se poi si inviasse per ulteriori analisi il campione fecale ad un laboratorio, sapendo che non verrà esaminato nelle 48h immediatamente successive alla raccolta, esso dovrà essere conservato mediante formalina al 10%, mescolando accuratamente 1 parte di materiale fecale a 9 parti di formalina.
In ogni caso le tecniche più usate per questo tipo di esame comprendono principalmente lo striscio a fresco o diretto, lo striscio colorato, la flottazione fecale e la tecnica di Baermann.
Vediamole nei dettagli e perché e in quali casi preferire l'una o l'altra:
STRISCIO DIRETTO
Questa tecnica è quella preferibile nel caso in cui ci si trovi di fonte a feci liquide o che contengano grosse quantità di muco. In tal caso se ne consiglia appunto l'immediata osservazione al microscopio per individuare la presenza di trofozoiti protozoari (ossia il loro stadio vegetativo), compresi quelli della Giardia spp. (implicata nella diarrea del piccolo intestino) e del Tritrichomonas foetus (causa di diarrea del grosso intestino).
Dal momento che si tratta di individuare organismi mobili, si può potenziare ulteriormente questa caratteristica con l'uso di soluzione fisiologica per stemperare il campione e, prelevata alla periferia una minima quantità di materiale così ottenuto, lo si copre con un vetrino coprioggetto e si osserva il tutto a 100x.
STRISCIO COLORATO
In tutti i cani e i gatti affetti da diarrea si dovrebbe approntare uno striscio di materiale fecale prelevato tramite tampone rettale.
Il vetrino così ottenuto va quindi sottoposto a colorazione (metodi Diff-Quick, Wright o Giemsa) e lasciato essiccare all'aria; solo allora si potrà osservarlo al microscopio per l'individuazione di leucociti, organismi endocellulari (Histoplasma capsulatum, Prototheca), cellule batteriche (Campylobacter spp. o Clostridium perfringens) o ancora (grazie ad altre colorazioni specifiche) protozoi enterici quali Cryptosporidium spp., causa della criptosporidiosi.
Ricordiamo a tal proposito che ogni qualvolta si riscontrasse la presenza di neutrofili nell'esame citologico fecale, è consigliabile eseguire una coprocoltura per la ricerca di Salmonella spp., Campylobacter spp. o Clostridium perfringens o altri enterobatteri patogeni, tra le cause più comuni del processo infiammatorio in atto.
FLOTTAZIONE FECALE
Questa procedura non è altro che una tecnica di arricchimento per concentrazione che migliora la sensibilità di rilevamento grazie all'utilizzo di una soluzione ipertonica (soluzioni di NaCl o di ZnSO4 al 33% o di Sheather) con cui si diluisce il campione di feci, (con o senza centrifugazione) ottenendo, dopo un opportuno intervallo di tempo, il galleggiamento sulla superficie di cisti, oocisti (Toxoplasma, coccidi) e uova di parassiti (platelminti o nematodi) eventualmente presenti, grazie alla differenza di peso specifico.
Il surnatante così ottenuto su cui viene applicato un coprioggetto, si osserva quindi direttamente al microscopio senza bisogno di colorazioni o ulteriori artifizi.
La flottazione costituisce l'esame parassitologico di routine nella pratica clinica quotidiana.
TECNICA DI BAERMANN
Anche questa è una tecnica di arricchimento per concentrazione; ma, a differenza della precedente, mira ad individuare la presenza di larve mobili di nematodi delle vie respiratorie nel materiale fecale, tramite sedimentazione o migrazione.
Inoltre si presenta sicuramente più complessa ed indaginosa: si avvale infatti di un sistema costituito da un imbuto di vetro alla cui estremità viene applicato un tubo flessibile, e di una garza dove viene posto il campione di feci; il tutto poi è accolto in un colino da tè, sospeso sull'imbuto riempito sino all'orlo di acqua.
Prima di leggere al microscopio le prime gocce del materiale così filtrato che si raccolgono all'estremità del tubo (tenuto chiuso per mezzo di una pinza), devono però passare diverse ore (da 6 a 12). Questo perché si deve dar tempo alle eventuali uova di liberare la forma larvale del nematode in causa (Filaroides spp., Paragonimus kellicoti, Angiostrongylus vasorum, Capillaria aerophila, Crenosoma vulpis, ecc.) e di cadere, concentrandosi sul fondo del tubo di raccolta.
La tecnica d'elezione per la diagnosi di infestazioni di nematodi polmonari rimane comunque la valutazione citologica del liquido di lavaggio delle vie aeree, raccolto tramite broncoscopia.

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