domenica 9 marzo 2008

La medicina comportamentale


Oggi vorrei introdurre il discorso della medicina comportamentale negli animali da compagnia.
Si tratta di una branca della medicina veterinaria piuttosto recente, almeno qui in Italia, dove al solito le novità tardano a prendere piede, ma che dall'inizio del 2000 si sta finalmente diffondendo in maniera capillare e facendo conoscere anche qui da noi, grazie ad un'aumentata sensibilità da parte dei proprietari di animali da compagnia e quindi della società stessa nei loro confronti, ma soprattutto per l'opera pionieristica di alcuni colleghi come Raimondo Colangeli, Sabrina Giussani, Lorella Notari, Elena Severi, Marzia Possenti ed altri (in Europa due in particolare sono i punti di riferimento per questa scienza: il francese Patrick Pageat, a cui si rifà la S.I.S.C.A. ed il belga Joel Dehasse).
Questa disciplina parte da un presupposto che solo alcuni decenni fa sarebbe suonato come un'eresia, ovvero che gli animali non sono guidati nelle loro azioni soltanto da semplici istinti; ma sono dotati di processi cognitivi complessi e strutturati, in grado di modificare alcuni loro comportamenti connaturati grazie all'esperienza e alla capacità di apprendimento.
Insomma, in parole povere, ci somigliano più di quanto la zoologia e la genetica abbiano mai ipotizzato!
Tutto questo apre le porte ad innumerevoli implicazioni etiche e morali, dato che significa attribuirci delle responsabilità che fino a ieri nemmeno sognavamo di avere, trincerati come eravamo dietro alla fede incrollabile di essere i prescelti e gli unici depositari dell'intelligenza e della sensibilità sul nostro pianeta, se non addirittura dell'intero universo.

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