venerdì 30 maggio 2008

L'importanza dell'esame delle urine

Le analisi delle urine costituiscono un esame complementare di notevole importanza clinica e soprattutto di semplice esecuzione e a basso costo, eseguibile in tempi brevi, senza la necessità di disporre di attrezzature sofisticate e dunque è facilmente realizzabile in un semplice ambulatorio, laddove siano presenti un microscopio, una centrifuga, un rifrattometro e un test rapido per urine in stick, che si avvale di una scala colorimetrica di riferimento.

Esso fornisce numerose informazioni per confermare o escludere differenti ipotesi diagnostiche.
A seconda dei risultati ottenuti infatti si potranno richiedere successivamente al laboratorio ulteriori esami, più approfonditi e che magari necessitano anche di tempi più lunghi.

Per quanto riguarda l'atto della raccolta del campione di urine c'è da prendere in considerazione la diversa metodica utilizzata, ovvero ci sono tre possibilità:
urinazione spontanea (metodo non invasivo e quindi alla portata del proprietario dell'animale, se questo risulta collaborativo), cateterismo o cistocentesi (entrambe tecniche invasive, che richiedono invece l'intervento del veterinario e da limitarsi a casi specifici, come per esempio il caso in cui si voglia richiedere un esame colturale al laboratorio).

Il campione prelevato per minzione spontanea dovrebbe essere raccolto in un contenitore pulito, di quelli che si acquistano in farmacia (sterili, trasparenti e a chiusura ermetica), cercando di ridurre al minimo il contatto tra le urine prodotte e il corpo dell'animale durante il prelievo, per limitare per quanto possibile l' inquinamento del campione stesso.

L'altro elemento importante e che non tutti tengono presente è che dopo la raccolta, le urine dovrebbero essere analizzate il più rapidamente possibile (idealmente entro 30 minuti!) per evitare che subiscano delle alterazioni (col passare del tempo infatti si verifica la dissoluzione dei cilindri, la lisi di eventuali cellule, la replicazione dei microrganismi presenti inizialmente in tracce e la variazione del pH).
Se questo non è possibile andrebbero refrigerate immediatamente dopo la raccolta e comunque analizzate entro le successive 6-12 ore.
Vediamo ora di prendere in esame le varie voci di tale esame nei dettagli.

Il primo parametro che va preso in considerazione è il peso specifico: esso va misurato con uno strumento (il rifrattometro) appositamente calibrato per le urine; il p.s. è un marker abbastanza mirato che ci fornisce informazioni circa la capacità del rene di concentrare le urine.
Nei carnivori domestici nel momento in cui si determini un p.s. inferiore a 1020 su diversi prelievi consecutivi, sarebbe opportuno indagare con analisi più approfondite (uremia e creatininemia oltre al rapporto proteine urinarie/creatinina urinaria e alla calcemia) il funzionamento dei reni.

Ulteriore parametro (leggibile tramite stick) è il pH urinario che non riflette necessariamente il pH dell'organismo, ed è influenzato dalla dieta, da pasti recenti, da infezioni batteriche, da ritenzione urinaria, dal vomito e dal tempo di conservazione del campione stesso.
In linea generale diciamo che nei carnivori domestici (cane e gatto) di norma le urine devono avere un pH acido; ma questo parametro è realmente attendibile solo se misurato con un pH-metro.

Se poi risultasse aumentata la glicosuria, parametro che si misura sempre tramite gli appositi stick, (escludendo il gatto dove aumenta anche in caso di stress) si dovrà controllare anche la concentrazione di glucosio nel sangue (glicemia) o dosare la fruttosamina (parametro ancora più specifico e attendibile) per escludere il rischio di diabete, soprattutto se contemporaneamente si è riscontrata, sempre tramite stick, una positività ai corpi chetonici.

Per quanto riguarda la voce proteine urinarie il viraggio della colorazione nell'area corrispondente dello stick, induce ad indagare anche il rapporto proteine/creatinina urinarie, per quantificare l'entità della proteinuria stessa, e in tal caso sarebbe ancora meglio procedere anche con un'elettroforesi delle proteine urinarie, che permette di stimare l'origine di tali proteine (tubulare, glomerulare o mista) oltre ad apprezzarne la natura (selettiva o meno) della proteinuria stessa, consentendoci di localizzare con maggior precisione l'eventuale danno a livello renale.

Passo successivo alla lettura del peso specifico tramite rifrattometro e dell'interpretazione dello stick, è la centrifugazione del campione di urine per la preparazione del sedimento urinario, ovvero di ciò che rimane sul fondo della provetta al termine del passaggio in centrifuga delle urine, e che andrà poi letto al microscopio, a fresco o previa colorazione specifica (in genere Sedistain o May-Grunwald-Giemsa).

Ricordiamo che affinché sia possibile procedere con l'esecuzione della ricerca del sedimento urinario, il campione di urine deve avere un volume compreso tra i 5 e i 10 ml.
I risultati dell'analisi del sedimento poi devono essere interpretati alla luce della conoscenza di altri dati, quali le condizioni cliniche dell'animale, la metodologia di raccolta del campione, le caratteristiche chimiche dello stesso e il suo peso specifico.

Tramite l'osservazione diretta del sedimento al microscopio possiamo rilevare principalmente due elementi: la presenza di cristalli e la presenza di cellule (cellule di sfaldamento delle vie urinarie, batteri, leucociti e globuli rossi), oltre agli eventuali cilindri (ialini, cellulari, granulari o cerei).
Per quanto riguarda i primi, quelli riscontrati con maggiore frequenza sono senz'altro quelli di fostato-ammonio-magnesiaco o struvite, quelli di ossalato di calcio, gli urati, la cistina e la bruscite.
Ricordiamo che la sola presenza di cristalli nelle urine può non aver nessun significato clinico nell'animale sano; ma al contario in animali con una storia di urolitiasi e segni clinici rilevanti acquista particolare importanza.

Ognuno di essi si riconosce grazie all'aspetto morfologico peculiare del cristallo e assieme al pH, misurato con lo stick, ci da informazioni in merito al rischio di calcoli correlati: soprattutto se si riscontra un numero elevato di cristalli nelle urine diluite, una cristalluria persistente e cristalli di grandi dimensioni.

Per quanto riguarda le cellule che si possono riscontrare nel sedimento urinario ricordiamo che leucociti e eritrociti se presenti in numero limitato, sono un riscontro normale; ma se il loro numero è elevato e soprattutto sono presenti contemporaneamente anche numerosi batteri, allora ci si orienterà verso la presenza di un'infezione urinaria.
In tal caso per isolare il batterio implicato sarebbe consigliabile procedere con un' urinocoltura e relativo antibiogramma.

Altre cellule che si possono rinvenire sono quelle dell'epitelio di transizione della vescica, che aumentano in corso di cistite; cellule epiteliali squamose di uretra e/o vagina; ed infine cellule epiteliali di origine renale o uretrale. In caso di una esagerata presenza cellulare si consigliano successivi esami diagnostici (rx ed ecografia in primis) dell'intero apparato urinario, per individuare eventuali alterazioni macroscopiche.

Per riassumere dunque la semplicità di realizzazione di tale indagine permette di individuare precocemente ed agevolmente degli elementi utili per un primo sospetto diagnostico e soprattutto serve ad indirizzare correttamente ulteriori ricerche per approfondire la diagnosi attraverso esami più sofisticati.

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