giovedì 15 gennaio 2009

La malattia da graffio di gatto (Bartonellosi)

Si tratta di una zoonosi il cui agente eziologico è un batterio emotropico Gram negativo, intracellulare, appartenente al genere Bartonella, che nell'uomo può causare la c.d. malattia da graffio di gatto appunto ed altre affezioni quali angiomatosi bacillare, peliosi epatica bacillare, endocardite, sindrome epatosplenica granulomatosa, retinite e rigonfiamento del nervo ottico, lesioni osteolitiche e granulomi polmonari, comuni queste ultime in persone affette da AIDS o comunque immunodepresse.
Dal 1992 (anno della scoperta della prima infezione felina) si è visto che sono 4 le specie in grado di infettare il gatto domestico e varie specie di felini selvatici, anche se la specie associata più comunemente a questa zoonosi è Bartonella henselae. In realtà la diffusione nei gatti domestici è minima nell' Europa settentrionale, nelle regioni delle Montagne Rocciose (USA) e in Canada; mentre risulta massima in regioni a clima più caldo umido.
Questo è motivato dal fatto che la trasmissione naturale della malattia tra i felini avviene tramite gli ectoparassiti, in particolare grazie alle pulci (Ctenocephalides felis felis); ma sembra che anche le zecche (Ixodes ricinus, in Italia) e i pappataci possano avere un ruolo importante.
E' stato dimostrato comunque che la trasmissione tra gatti (in assenza di pulci) non avviene attraverso morsi, graffi, pulizia (grooming), condivisione di ciotole e lettiere, allattamento (da madri infette ai loro gattini), né per via sessuale o materno-fetale.
Nell'uomo invece l'infezione avviene più comunemente per morsi o graffi da parte di un gatto infetto, e pare essere trasmessa più frequentemente dai gattini.
Nell'ambito dei gatti infettati da Bartonella, in realtà sono pochi quelli che manifestano segni clinici evidenti, questo significa che non sempre possiamo avvalerci dei sintomi per poter sospettare tale malattia nel nostro gatto, proprio perché essa ha solitamente un andamento cronico e subclinico.
In ogni caso, anche quando presenti, i segni clinici sono lievi e transitori e quindi passano spesso inosservati ai proprietari: essi consistono in linfoadenomegalia (aumento di volume dei linfonodi) generalizzata o localizzata; brevi periodi di febbre (superiore ai 39°4'C) accompagnata a letargia e anoressia, la cui durata non supera le 48-72h, dovuta verosimilmente alla batteriemia; lievi sintomi neurologici (nistagmo, tremori di tutto il corpo, convulsioni, risposte ridotte o eccessive agli stimoli esterni, cambiamenti comportamentali) e dolore muscolare localizzato al dorso.
Nell'uomo la malattia da graffio di gatto si manifesta con una serie di segni clinici che comprendono linfoadenopatia, febbre, malessere generalizzato, perdita di peso, mialgia, mal di testa, congiuntivite, eruzioni cutanee e artralgia. Abbiamo poi una grande varietà di sindromi, tra cui l'angiomatosi bacillare, un'infezione diffusa che determina eruzioni vascolari cutanee e la peliosi bacillare, una vasculite sistemica diffusa a carico degli organi parenchimatosi e in particolare del fegato.
Il periodo di incubazione per la m.d.g.d.g. nell'uomo, è di solito di 3 settimane.
La maggior parte dei casi in soggetti immunocompetenti, è localizzata ed autolimitante; ma possono passare parecchi mesi per ottenere una risoluzione completa.
In ogni caso c'è la possibilità di una terapia antibiotica che si avvale di tetracicline o penicilline, sebbene il trattamento debba essere proseguito per diverse settimane.
I meccanismi immunitari sono dunque importanti per il decorso di tale patologia e risultano alla base della soppressione o dell'eliminazione completa dell'infezione sia nel gatto che nell'uomo, piuttosto che invece della sua generalizzazione e persistenza.
Per quanto riguarda la diagnosi, data la difficoltà dell'osservazione diretta del batterio tramite osservazione dello striscio ematico, per la sua incostante e variabile presenza in circolo, e visto che non abbiamo alterazioni specifiche dell'emocromo e del biochimico, ci si avvale di metodi come l'emocoltura (in caso di gatti sintomatici); ma soprattutto, ci si serve della PCR per rilevare la presenza del DNA di Bartonella, dato che il riscontro di anticorpi nel siero ha scarso valore per la loro lunga permanenza in circolo, anche in seguito all'eliminazione del batterio.
Un pilastro cardine della prevenzione consiste ovviamente nel controllo costante, sia ambientale che sull'animale domestico, di pulci e zecche.
Tra le altre precauzioni da adottare bisogna evitare le interazioni con animali randagi che esitino in graffi o morsi e comunque ricordarsi che i gatti randagi raccolti da meno di un anno sono tutti potenzialmente infetti.
In caso di ferite da morso o da graffio, occorre sempre lavarsi bene con acqua e sapone, e disinfettarsi immediatamente; ed infine, laddove possibile, si consiglia di scegliere sempre di adottare animali in buona salute, privi di ectoparassitosi in corso o pregresse.

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