mercoledì 30 luglio 2008

Primi consigli per la scelta del cucciolo e del gattino

Fortunatamente sempre più spesso molte persone si rivolgono al medico veterinario prima di acquistare un animale da compagnia. Ma forse sarebbe auspicabile che un numero ancora superiore di futuri proprietari sentisse spontaneamente tale esigenza prima di entrare in possesso di un cucciolo o di un gattino, proprio per garantire la nascita di un futuro legame uomo-animale pienamente soddisfacente per entrambi.
Innanzitutto è fondamentale, come ho già precisato nei 4 post precedenti relativi all'adozione responsabile, che questa decisione venga presa nel pieno accordo di tutti i membri della famiglia, altrimenti poi le conseguenze dovute alla pipì sul pavimento o al pelo sparso ovunque potrebbero divenire motivi di una vera e propria guerra domestica che spesso esita nell'abbandono del
povero animale innocente.
Il cucciolo o il gattino “per i bambini” devono essere desiderati innanzitutto e soprattutto “dai genitori” in quanto saranno principalmente questi ultimi che se ne dovranno occupare in termini pratici nella quotidianità. E da questo punto di vista è importantissimo considerare quanto tempo si ha da mettere realmente a disposizione ogni giorno per il nuovo arrivato.
Il cane è definito “un animale sociale”, cioè vive all’interno di un gruppo ed instaura relazioni di collaborazione con i partners sociali (l'attaccamento prevalente è nei confronti del gruppo) per cui dedicare solo pochi minuti della propria giornata al cucciolo è insufficiente, soprattutto se il proprietario rimane lontano dall’abitazione per otto ore o più consecutivamen
te.
Inoltre lasciare a disposizione del cucciolo e del futuro cane adulto un “grande giardino” non migliora la situazione in quanto, come spiritosamente afferma spesso Sabrina Giussani (medico veterinario comportamentalista di Busto Arsizio, fonte principale di questo post): “il cane non è un albero!”.

Il gatto merita un discorso a parte: infatti è definito “un animale territoriale” (l'attaccamento prevalente è al territorio); ma appare sempre più evidente la capacità del gattino di saper instaurare relazioni preferenziali con i componenti del gruppo in cui vive.
La “tradizione” considera il gatto un “animale indipendente” al quale è possibile dedicare solo pochi minuti della propria giornata; ma se il gattino vivrà in appartamento senza alcuna possibilità di esercitare l’attività di caccia, immerso in un ambiente silenzioso e “immobile” per molte ore al giorno, in breve tempo il proprietario si renderà conto della poca veridicità dell’affermazione sopra evidenziata.
Inoltre il gattino suddivide il territorio (e quindi anche l’appartamento del proprietario) in più zone, detti campi territoriali, che corrispondono all’area di gioco, di eliminazione, di alimentazione e di riposo e vi effettua marcature sia sfregando le guance (attraverso cui deposita feromoni, segnali olfattivi) sia attraverso le graffiature (segnali visivi) al fine di “sentirsi a casa”.
Limitare lo spazio a disposizione del gattino ad una sola stanza o confinarlo su di un balcone per molte ore al giorno impedirà la “strutturazione” del territorio e la creazione dei “campi territoriali” provocando la comparsa di uno stato ansioso. Al fine di prevenire alcune patologie del comportamento, come la Sindrome Ipersensibilità/Iperattività, la Dissocializzazione Primaria, l'Ansia da iperattaccamento e altre, è opportuno adottare il cucciolo o il gattino intorno all’8° settimana di età (in Francia ciò è obbligatorio per legge dal 6 gennaio 1999).
Inoltre è fondamentale che questi ultimi rimangano a contatto con la madre fino al momento dell’adozione.
Infatti, a partire dalla 3° settimana di età, la madre svolge un ruolo fondamentale per quanto riguarda l’apprendimento degli autocontrolli (l’acquisizione del morso inibito, della retrazione delle unghie e del controllo della motricità), grazie alle punizioni messe in atto soprattutto durante il gioco.
Se i cuccioli o i gattini sono collocati nel box attiguo o in un’altra stanza e incontrano la madre ad esempio solo per un’ora al giorno, la condizione sopra definita non viene rispettata.
Intorno all’età di 4 - 5 settimane circa poi i cuccioli e i gattini effettuano “giochi di lotta corpo a corpo” che consistono nell’emissione di vocalizzi e in “mordicchiamenti”.
L’eccitazione provocata dal gioco stesso porta il cucciolo ad aumentare l’intensità dei “mordicchiamenti” fino a provocare un grido di dolore da parte del compagno di giochi.Nel cane la madre interviene afferrando alla collottola e schiacciando a terra il cucciolo “che ha esagerato” oppure obbligandolo a rimanere a pancia all’aria per qualche secondo (punizioni etologiche).
Inoltre, in occasione di “corse sfrenate”, abbai ripetuti e altri comportamenti esagerati, la madre obbliga il cucciolo a rimanere fermo (utilizzando le punizioni di cui sopra) fino ad ottenerne il rilassamento.

Nel gatto invece, nelle situazioni sopra citate, la madre infligge piccoli colpetti sul naso del gattino o interviene graffiando l’addome con gli arti posteriori.
Ecco quindi che la separazione precoce dalla madre (5° - 6° settimana) comporterà il deficit degli autocontrolli (mordicchiamenti dolorosi alle mani e ai piedi dei proprietari, graffi alle mani e al viso, distruzioni, ipermotricità) e la persistenza del comportamento di “poppata” (il gattino “succhierà” i tessuti e la cute dei proprietari).
Inoltre la madre, a partire dallo svezzamento, svolge un ruolo fondamentale anche per quanto riguarda l’apprendimento delle “regole sociali” nel cucciolo grazie alla “gerarchizzazione alimentare” e alle punizioni etologiche effettuate in occasione di ogni “trasgressione delle regole stabilite”.
Di fronte alla ciotola piena allontanerà i cuccioli minacciandoli con ringhi e abbai…si servirà per prima e i piccoli potranno avvicinarsi solo al termine del pasto dell’adulto. Intono alla 4° settimana si evidenzia un aumento della comparsa dei comportamenti di aggressione tra i cuccioli…l’apprendimento delle “regole sociali” permetterà di ridurre la frequenza e l’intensità di questi ultimi.
L’adozione precoce comporterà pertanto l’esacerbazione dei comportamenti di aggressione (caratterizzati dalla presenza di ringhi e morsi) in occasione di ogni tentativo da parte del proprietario di limitare le attività del cucciolo come ad esempio salire sul divano o sul tavolo.
Per quanto riguarda la Sindrome da Privazione Sensoriale o Kennel Syndrome, di cui ho già parlato in due post precedenti (quello sulle patologie dei cani adottati dai canili e quello sulla cinetosi) è opportuno ricordare la Teoria della Stabilizzazione Selettiva secondo la quale solo le sinapsi sviluppatesi in conseguenza di determinate esperienze saranno attivate e quindi permarranno in futuro.
Tale teoria prevede che inizialmente la rete di connessioni sinaptiche è ridondante, ovvero eccessiva; ma a partire dalla 7° settimana di età le sinapsi immature andranno incontro ad involuzione. Questo processo termina intorno al 3° mese di vita: pertanto tutte le esperienze (contatto con esseri umani, con altri cani o gatti, rumore di un camion, ecc.) effettuate fino a quel momento permarranno, saranno cioè “classificate” come conosciute e quindi non pericolose. Un’adozione tardiva (dopo il 3° mese) favorirà l’apparizione di fobie semplici e complesse: “paura” di tutto ciò che non è conosciuto (il cucciolo abbaia e rincula evitando il contatto con esseri umani, abbaia e non riesce ad esplorare oggetti sia in casa sia in passeggiata, si rifiuta di camminare in presenza di automobili, ecc.; il gattino soffia e si nasconde evitando il contatto con esseri umani, cammina "rasente i muri" in casa, ecc.). Inoltre, per quanto riguarda il gattino, l’introduzione in un ambiente ipostimolante (appartamento), soprattutto se il gattino aveva accesso all’ambiente esterno (possibilità di esercitare l’attività di caccia), favorirà l’apparizione di uno stato ansioso con la comparsa di aggressioni predatorie a carico dei proprietari (Ansia da Luogo Chiuso).
Per quanto riguarda la razza è opportuno sfatare alcuni luoghi comuni, ricordando che l’ereditarietà a livello comportamentale influisce solo per il 20%.
Ogni razza possiede inoltre “una promessa genetica” frutto della selezione operata dall’uomo.

Un Setter Inglese, ad esempio, con più facilità metterà in atto un comportamento inerente al “puntare” un animale selvatico rispetto ad un Rottweiler.
È necessario chiarire al proprietario che non esiste “il cane guardiano che difende la casa dai ladri ma lascia entrare gli amici” e neppure “il cane che ci difende nel caso di un’aggressione a mano armata”. Infatti, una corretta socializzazione alla specie umana fa in modo che il cane riconosca come “amici” tutte le persone con le quali viene a contatto…la presenza di una pistola o di un “atteggiamento sospetto” sono stimoli che indicano una situazione di pericolo, ma sono identificati come tali solo dall’essere umano.
Inoltre il cane vive con l’uomo da migliaia di anni ma è pur sempre un predatore e il comportamento di aggressione fa parte dell’etogramma della specie.
A questo proposito è opportuno informarsi in relazione alla presenza di bambini in tenera età all’interno della famiglia: ricordiamoci che il cane “per i bambini” non esiste.

Non esiste neppure il gatto “per i bambini”: se nelle prime 5 – 7 settimane di vita non è stata messa in atto una corretta socializzazione alla specie umana, il gattino risponderà alle coccole con morsi e graffi.
Nella “società canina” esiste una gerarchia piramidale dove al vertice si pongono una “coppia” costituita da un maschio e da una femmina: il maschio occupa una posizione di rilievo in relazione agli altri maschi presenti nel gruppo, così come la femmina per quanto riguarda le altre femmine.
In una famiglia composta soprattutto da individui di sesso femminile è preferibile consigliare l’adozione di un cucciolo di sesso femminile e viceversa nel caso di individui di sesso maschile.

In questo modo è possibile ottenere alla pubertà una gerarchia lineare che permetterà di evitare le patologie comportamentali relative ad uno squilibrio gerarchico.

Nella “società felina”, invece, non è stata evidenziata alcune gerarchia piramidale ed infatti in un gruppo di gatti vige il detto “chi primo arriva meglio alloggia”.
In caso di sovrappopolazione è possibile la messa in atto di una gerarchia dispotica (un soggetto generalmente di sesso maschile gestisce le risorse e i luoghi di riposo) con la presenza di un individuo (definito “omega”) che costituisce “la valvola di sfogo” del gruppo (è aggredito da tutti i gatti che fanno parte del gruppo stesso).
Per quanto riguarda il cane ricordiamo che di fronte ad una cucciolata è opportuno scegliere il cucciolo che viene definito “la via di mezzo”, cioè non il più timido (che rimane a distanza, non osa avvicinarsi e viene condotto forzatamente tra le braccia dell’allevatore a contatto con il futuro proprietario) e non il più “espansivo” (che arriva per primo, salta addosso ripetutamente, mordicchia, ringhia agli altri cuccioli, corre avanti e indietro).
Il cucciolo deve inoltre mostrare una buona tolleranza alla manipolazione.
Il gattino “ideale” si avvicina spontaneamente al futuro proprietario, depone le marcature facciali sfregando le guance e mostra una buona tolleranza alla manipolazione. Inoltre, in risposta al sollevamento effettuato afferrando la cute “alla collottola”, il gattino “si rilasserà” ponendo la coda tra gli arti posteriori.
Questa prova ha valore predittivo per quanto riguarda la relazione con la madre e la tolleranza al contatto.
Questi sono i rudimenti e le informazioni di base che bisogna assolutamente conoscere prima di avventurarsi nell' esperienza senz'altro impegnativa, ma anche ricca di splendide emozioni che è l'adozione di un cucciolo o gattino, che, non dimentichiamocelo mai, sono esseri viventi degni di rispetto e considerazione per tutto quello che direttamente o indirettamente sono in grado di insegnarci!

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