martedì 15 aprile 2008

Feromoni, comunicazione e comportamento


Indubbiamente per i nostri animali la comunicazione olfattiva ha un'importanza fondamentale. E non soltanto per il fatto che hanno sicuramente un senso dell'olfatto molto più sviluppato rispetto al nostro, (basta fare i dovuti raffronti anatomici paragonando lo sviluppo della mucosa olfattoria e i bulbi olfattivi nelle varie specie), tanto che ad esempio è noto che i canidi sono in grado di percepire gli odori di sostanze a concentrazioni 1000 volte inferiori rispetto a noi; ma anche perché esiste un canale parallelo che affianca quello olfattivo classico, definito parolfatto.

Si tratta di vie accessorie che fanno capo ad un organo che nella specie umana sembra essere presente alla nascita, ma si atrofizza nell'adulto e che prende il nome di organo vomero-nasale o di Jacobson, la cui funzione è proprio quella di captare dei segnali chimici noti come feromoni (dal greco: "ferein" = portare ed "ormao" = stimolare, eccitare).

Una specie di sesto senso, a metà strada tra il gusto e l'olfatto; ma molto più complesso, che, attraverso vie nervose specifiche, arriva a stimolare il sistema limbico e che è pertanto in grado di intervenire sulle secrezioni ormonali (in particolare gli steroidi sessuali), tramite l'ipotalamo, dando luogo a modificazioni emozionali e comportamentali ed influendo quindi direttamente sulla reattività del soggetto, ovvero scatenando risposte come alcuni atteggiamenti sessuali, la fuga, l'evitamento, l'inibizione, la tendenza alla sottomissione o, al contrario, le reazioni aggressive.

Dal punto di vista anatomico l'organo vomero-nasale o di Jacobson è costituito da un canale pari, situato nel pavimento della cavità nasale, che sbocca nel canale incisivo, il quale a sua volta termina rostralmente aprendosi subito dietro la fila degli incisivi superiori, in una papilla più o meno evidenziabile, a seconda delle specie.

Quest'organo è particolarmente sviluppato nei rettili ed in molti mammiferi (sia carnivori che erbivori).

Se anatomicamente abbiamo una conoscenza precisa dell'organo deputato alla raccolta di tali informazioni, l'insieme dei meccanismi neurofisiologici attivati dalle stimolazioni feromonali è ancora poco conosciuto e ancor meno conosciuti sono i fattori che inducono la produzione e la liberazione di tali sostanze.

Anche per quanto riguarda le strutture che li sintetizzano, soltanto alcune sono note; ma le funzioni dei loro prodotti sono ancora poco definite.

Comunque sappiamo che in questo processo sono coinvolte diverse ghiandole cutanee e mucose (di solito di tipo sebaceo o sebaceo modificato):
-le ghiandole anali (che comprendono le ghiandole epatoidi circumanali, le ghiandole sebacee poste nella parte cutanea dell'ano, la mucosa rettale e i sacchi anali),
-le ghiandole ceruminose (poste nel padiglione auricolare),
-le ghiandole subcaudali (sulla faccia ventrale della base della coda) e sopracaudali (su quella dorsale),
-le ghiandole periorali o zigomatiche (diffuse su mento, labbra e sulla cute del muso, nei pressi di vibrisse e guance),
-le ghiandole del solco intermammario (nelle femmine che allattano),
-le ghiandole podali (diffuse nei cuscinetti plantari e nella cute dello spazio interdigitale) ed altre che determinano la disseminazione nell'ambiente esterno di queste sostanze mescolate alla saliva, alle urine e alle feci.


La natura chimica dei feromoni nei mammiferi è piuttosto complessa: essi sono infatti costituiti da numerose decine di componenti molecolari (acidi carbossilici, alcoli, chetoni, aldeidi, amine, steroli, terpeni, ecc.); ma si possono comunque ricondurre tutti a composti organici semplici, non idrosolubili e con un peso molecolare modesto che ne garantisce la loro caratteristica principale, ovvero la volatilità.

La maggior parte di tali sostanze non è percepibile dall'uomo, tranne alcune secrezioni ricche di amine, che risultano abbastanza sgradevoli (basti pensare all'indimenticabile secreto dei sacchi anali, che chiunque possegga un cane o un gatto ha sicuramente sentito almeno una volta nella vita...)

Sebbene, come appena detto, la maggior parte di tali sostanze siano volatili (c.d. feromoni di distanza, identificabili appunto a grande distanza), altre sono sufficientemente pesanti da assicurare la loro persistenza nell'ambiente in cui vengono rilasciate e dunque percepibili a breve distanza (c.d feromoni di prossimità).

Inoltre spesso si caratterizzano da modalità di deposito che ne sottolineano la presenza, aumentando la probabilità di essere percepiti (ad esempio tramite segnali visivi che richiamano l'attenzione quali le graffiature, le raspate sul terreno, le impronte lasciate dalle deiezioni, ecc.).

A tal proposito una trattazione a parte merita proprio la particolare modalità di lettura dei segnali feromonali che prende il nome di "flehemen" o "lip-curl".


Esso consiste in un atteggiamento facciale (tipico dei mammiferi) a bocca semiaperta, in fase inspiratoria, con sollevamento ed arricciamento del labbro superiore, in modo da scoperchiare ed aprire la valvola cartilaginea che ricopre parzialmente il meato incisivo, dove sbocca il canale deputato a convogliare verso l'organo di Jacobson i segnali chimici feromonali, veicolati dal muco presente a questo livello; il tutto coadiuvato poi da tipici movimenti della lingua (caratteristici soprattutto del gatto).

Data la complessità e la varietà di tali sostanze ad oggi soltanto alcuni feromoni sono stati identificati e collegati ad una precisa funzione comportamentale.

La loro classificazione si basa sia sulle strutture secernenti che sulla loro azione specifica. Si riconoscono quindi feromoni di adozione (disciolti soprattutto nel liquido amniotico, favorenti il legame di attaccamento madre-cucciolo), di appagamento o apaisine (secreti dalla linea intermammaria, che favoriscono il legame di attaccamento primario cucciolo-madre), di identificazione (secreti dalle ghiandole periorali, interdigitali, anali, sub- e sopra-caudali, e legati al riconoscimento dell'individuo e del suo rango gerarchico), di delimitazione territoriale, di allarme (prodotti dalle ghiandole podali ed anali) ed infine sessuali (secreti dalle ghiandole anali, prepuziali, vaginali, ecc.)

A volte fattori patologici, come l'infiammazione dei sacchi paranali, determinano una modificazione del secreto feromonale, tanto da alterarne pericolosamente il messaggio: è noto ad esempio che in questi casi, le caratteristiche del secreto modificato dall'infiammazione, scatena un comportamento di aggressione oppure un'esacerbazione del comportamento di cavalcamento e di monta sino ad uno stato di obnubilazione sessuale da parte dei cospecifici!

Grazie allo studio e alla conoscenza approfondita degli effetti di alcune di queste sostanze, oggi siamo in grado anche di ricorrere a molecole di sintesi, utilizzate proficuamente in medicina comportamentale sotto forma di feromonoterapia.

Ovviamente essi non possono considerarsi una panacea; ma vanno affiancati ad una corretta terapia comportamentale e usati sotto la supervisione di un comportamentalista.

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