sabato 5 aprile 2008

Parassitologia: La Dirofilariosi ematica


La Dirofilaria immitis, nome scientifico della meglio conosciuta e temuta filaria, agente eziologico della filariosi cardiopolmonare (heartworm disease), è un nematode (verme tondo) molto diffuso in tutta l'area del mediterraneo, e dunque Italia compresa, dove è endemico soprattutto nell'area della pianura padana, che parassita cane, gatto ed altri carnivori selvatici (volpe, lupo, mustelidi, ecc.). Ricordiamo che nello stesso areale è diffusa anche la Dirofilaria repens (molto meno patogena e responsabile della sola filariosi cutanea, che si manifesta con la presenza di noduli sottocutanei del diametro di 3-6 cm.)
Gli adulti di questo verme (che misurano dai 12 ai 30 cm di lunghezza) vivono nel ventricolo destro e nell'arteria polmonare, arrivando ad invadere addirittura la vena cava caudale dei nostri beniamini, nutrendosi di plasma sanguigno e riuscendo a sopravvivere in sede diversi anni.

A seconda della carica infestante e della loro localizzazione, determinano una sintomatologia abbastanza variegata, che va da un' insufficienza respiratoria (con tosse e dispnea prima solo sotto sforzo e poi anche a riposo) sino ad una polmonite più o meno grave, da un dimagramento e un'anemia più o meno marcata all'insorgenza di una progressiva insufficienza cardiaca (che all'auscultazione si traduce in un soffio cardiaco di varia intensità) con ascite (versamento di liquido in addome) e cianosi delle mucose, da una sindrome emolitica acuta e quindi insufficienza renale, al tromboembolismo e shock per squilibri emodinamici, sino alla morte dell'ospite.

Le femmine del parassita, una volta fecondate, immettono nel torrente circolatorio delle larve (L1), dette microfilarie,

che raggiungono il sangue periferico e qui possono venire ingerite da alcuni insetti, ditteri ematofagi della famiglia delle culicidae, dei generi Aedes, Anopheles e Culex (le comuni zanzare per intenderci), all'interno delle quali evolvono in 3 stadi larvali successivi in circa 15 giorni, al termine dei quali si collocano (come L3) nella cavità boccale della zanzara stessa che risulta così infestante per un altra vittima, al momento del pasto di sangue.

Una volta penetrate con la puntura dell'insetto nel nuovo organismo, le larve di filaria si localizzano durante i primi 2 mesi e mezzo nel sottocute e nei muscoli ed è in questa fase che possono comparire lesioni cutanee come eritema, eczema e prurito; quindi evolvono nei successivi 4° e 5° stadio e come tali riguadagnano il circolo, raggiungendo le arterie polmonari.
Qui possono sostare per diverse settimane prima di raggiungere la sede definitiva (ovvero il ventricolo cardiaco destro) dove divengono finalmente parassiti adulti e si accoppiano, dando origine ad un nuovo ciclo.


Questo periodo, detto prepatente, dura molto a lungo (in media dai 5 mesi e 1/2 ai 6 mesi e 1/2) e l'incubazione della malattia (ovvero l'intervallo di tempo tra la penetrazione del parassita e la comparsa dei primi segni clinici della malattia stessa) può durare anche anni. Ricordiamo che è segnalata anche la trasmissione dalla madre al feto, attraverso la circolazione placentare.

Per la diagnosi esistono attualmente differenti mezzi a nostra disposizione.
L'esame del sangue periferico permette mediante apposite metodiche di individuare la presenza delle larve (microfilarie o larve immature) o con la ricerca diretta delle stesse tramite striscio ematico, che però non sempre riesce, perché molto dipende dal numero delle stesse in circolo e dall'ora del prelievo (sembra infatti che la circolazione delle microfilaria sia maggiore tra le 8 di sera e mezzanotte) oppure, indirettamente, con test più sensibili che mirano all'identificazione dell'antigene circolante tramite tecniche specifiche (ELISA o sieroagglutinazione, tramite l'uso di anticorpi monoclonali, PCR, ecc.)


Per quanto riguarda gli adulti invece si usano sia l'esame radiografico (che può evidenziare l'aumento di volume del cuore e l'arborizzazione marcata dei vasi polmonari, altrimenti non visualizzabili) che l'ecocardiografia, attraverso la quale si possono individuare direttamente le filarie, stabilendo con una discreta precisione la loro posizione e l'entità dell'infestazione.

La terapia è soprattutto preventiva e si consiglia in tutti i cani e gatti, già a partire dai 3 mesi di età, residenti nelle zone endemiche (cioè dove sappiamo con sicurezza che il parassita è presente da tempo) e in quelli che vi si recano anche per brevi periodi, ma soprattutto durante la stagione in cui l'insetto vettore è più attivo (primavera-estate), attuandola non tanto, come si crede, prima di partire, ma piuttosto il mese successivo all'arrivo nell'area a rischio, considerati i tempi con cui il parassita raggiunge il circolo.
Chiaramente un pilastro cardine della profilassi è la lotta agli insetti vettori, che purtroppo con i cambiamenti climatici in atto, sono sempre più presenti e diffusi ormai durante quasi tutto l'anno.

Per quanto riguarda gli adulti invece, sarebbe meglio intervenire soltanto chirurgicamente (attraverso cateterizzazione della vena giugulare) con l'asportazione diretta degli stessi, perché l'uso di sostanze adulticide può seriamente comportare il rischio di embolia polmonare dovuta alla morte delle filarie, che si riverserebbero così massicciamente nel torrente circolatorio. In questo caso è sempre bene attuare in contemporanea un trattamento adiuvante tramite anticoagulanti e riposo completo con ospedalizzazione dell'animale.


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