lunedì 7 aprile 2008

Obesità in cani e gatti: una patologia emergente e sottostimata

Sempre più spesso capita di visitare cani e gatti sovrappeso o addirittura obesi.
La distinzione tra le due condizioni è una questione di percentuali, infatti il cane o il gatto sovrappeso è tale quando il peso corporeo supera lo standard di razza del 10-20% circa; se invece la cifra supera il 20% o più, allora si parla di obesità.
Le misurazioni morfometriche che consentono di capire questo si rifanno ad una scala , che si chiama BSC (Body Condition Score) e che prevede 5 gradi differenti relativi allo stato di nutrizione (1-magro, 2-sottopeso, 3-ideale, 4-sovrappeso e 5-obeso), che si ottengono valutando dei parametri precisi: visibilità e possibilità di palpazione delle coste, quantità del grasso di copertura, aspetto di addome e fianchi, ecc.

Bisogna sottolineare che rispetto al cane, nel gatto l'obesità è spesso meno evidente, per la sua tendenza ad accumulare molto del grasso in eccesso a livello intra-addominale.
Ricordiamo qui brevemente che l'obesità origina da uno squilibrio tra l'apporto energetico con la dieta e l'effettiva esigenza da parte dell'organismo che non lo consuma, il che provoca appunto un accumulo di calorie sotto forma di grasso corporeo.
Alla base di questo squilibrio si distinguono dei fattori metabolici endogeni che possono favorirlo come l'età, il sesso, l'eventuale sterilizzazione, la predisposizione genetica (razze come il Labrador, il Cocker, il Beagle, il Bassotto, il Basset Hound sono predisposte a metter su peso più di altre), alcune patologie endocrine (ipotiroidismo, il morbo di Cushing, lesioni ipotalamiche) ed altri fattori esogeni, come il livello di attività fisica, lo stile di vita (del proprietario e dell'animale) e l'appetibilità della razione.

Come per l'uomo dobbiamo ricordare poi che l'obesità predispone ed è causa di molte patologie: diabete, alcuni tipi di tumore (come il carcinoma della vescica del cane), la lipidosi epatica e la F.U.S.(Sindrome Urologica Felina) nel gatto, problemi articolari e cutanei, problemi della sfera riproduttiva, patologie cardiovascolari e di conseguenza aumentano anche i rischi anestesiologici in corso di interventi chirurgici e la mortalità post-operatoria, senza contare la ridotta resistenza fisica e l'intolleranza al caldo conseguenti.

Sarebbe quindi opportuno soffermarci su alcune regole pratiche da seguire onde evitare tutto ciò. A tale scopo riporto qui di seguito un decalogo, ispirandomi a quello stilato dalla collega nutrizionista Cinzia Sanna, ma con qualche precisazione in più:

1 - Il fabbisogno dipende dal tipo di vita: un animale sedentario deve mangiar meno di uno che svolge molta attività fisica. Anche l'età è una discriminante: le esigenze di un cucciolo sono molto diverse da quelle di un soggetto anziano. L'animale non va umanizzato: alla base della sua alimentazione ci sono proteine, poi grassi, carboidrati e fibre. Evitare tassativamente avanzi della tavola, dolci, cibi conditi, pietanze salate, cioccolato e soprattutto i così detti extra (sotto forma di premi in cibo).

2 -Prediligere pasti piccoli, frequenti e ad orari fissi: almeno due al giorno, meglio se tre o quattro. Molti di più se parliamo di un gatto. Per quanto riguarda il gatto infatti dobbiamo considerare che in natura arriva a consumare almeno 15 piccoli pasti al giorno. Quest'ultimo poi necessita di una quantità di proteine maggiore rispetto al cane.

3 - Controllare il peso almeno una volta al mese. Così avremo una misurazione obiettiva dello stato di nutrizione del nostro animale e ci accorgeremo in tempo di eventuali variazioni.
Alla palpazione, in un soggetto nel peso-forma, si devono sentire le costole.

4 - L'attività fisica (corsa o passeggiata, a seconda dell'età, della salute e della stagione) è basilare, e non solo per la perdita di peso. Dovrebbe essere costante e quotidiana, della durata minima di 40 minuti-1 ora.

5 - Contrariamente a quello che si crede mai dare ossa al cane: quelle lunghe e sottili (pollo, selvaggina e coniglio) possono perforare stomaco e intestino, col ginocchio di bue invece c'é il rischio di occlusioni intestinali.
Se si vogliono proprio far allenare i denti, meglio un pezzo di pane secco o gli appositi chewing-gum per cani, meglio se ipocalorici.

6 - Spesso non si sa quanto beve l'animale, mentre in parecchie patologie è fondamentale stabilire la quantità giornaliera di acqua ingerita.
Stabilito che la ciotola dell'acqua deve essere lasciata sempre a disposizione e cambiata spesso, perché sia sempre fresca, il suggerimento è di mettere l'acqua in una bottiglia e riempire la ciotola solo con quella.
A fine giornata così sarà più agevole capire quanta acqua sia stata consumata.
Mentre dopo la passeggiata o la corsa è meglio far bere il cane quanto vuole, ma a più riprese.

7 - Frutta (con moderazione) e verdura possono servire per la digestione e aiutano l'intestino. Bene zucchine, carote, fagiolini e zucca (meglio evitare invece le verdure a foglia larga).
Ma se l'animale mangia un buon preparato commerciale non c'é bisogno d'altro.

8 - Il cane un giorno a digiuno può stare e a volte è addirittura consigliabile; invece prestare molta attenzione all'inappetenza del gatto: è un segnale negativo soprattutto quando supera le 24 ore.

9 - Alimenti iperenergetici: servono agli animali da lavoro o che si muovono molto.
Gli integratori generalmente non occorrono se l'alimentazione è corretta e se l'animale non ha problemi particolari. Soprattutto il Calcio va dato solo se necessario e sotto stretto controllo del veterinario, in particolar modo nel cucciolo in accrescimento.

10 - Ricordare ogni giorno che l'alimentazione accompagna l'animale per sempre: questo vuol dire che non conviene risparmiare sul cibo perché scegliere la qualità significa investire nella sua salute e donargli delle buone prospettive di vita.

Ma la regola principale è quella di consultare sempre il veterinario: mai ricorrere al fai-da-te!

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