
Tra quelli più diffusi e noti di questo periodo dell'anno figurano senz'altro dei bruchi che si rinvengono proprio tra marzo e giugno, frequentemente nei boschi di conifere, perché nidificano di preferenza su pini e abeti (alcune specie anche sulle querce) e lasciano proprio ora i loro nidi in cerca di cibo.

Si tratta degli stadi larvali di lepidotteri appartenenti ai generi Tahumetopea piryocampa (Processionaria del Pino), Thaumetopea procesionea (Processionaria della Quercia), Euproctis chrysorrhea (Tarma dalla coda marrone), ed Euproctis similis (Tarma dalla coda gialla o dalla coda d'oro).
Potrete trovare notizie più dettagliate circa la loro biologia a questo link.


Tali strutture sono generalmente lunghe 0,10-0,15 mm e quindi di dimensioni molto più piccole dei normali peli visibili ad occhio nudo e sono disposte sul corpo delle larve in aree ben delimitate dette "specchi", la cui morfologia e distribuzione è caratteristica per ciascuna specie.

Nella Processionaria del pino è stato osservato che detti specchi sono provvisti di cerniere e funzionano come un libro, rimangono chiusi in assenza di pericoli e possono venire aperti in caso di necessità per consentire la liberazione nell’ambiente dei peli urticanti.
- ingestione dei bruchi (più frequente nei cuccioli) o dei loro peli urticanti presenti sul terreno, sui rami bassi o sull'erba;
- contatto coi peli urticanti durante il gioco coi nidi o se la passeggiata avviene sotto gli alberi che ospitano i nidi di processionarie;
- per inalazione di peli (trasportati anche dal vento durante le giornate particolarmente ventose);
- contatto con nidi sotterranei, in conseguenza dell'attività esplorativa del terreno.
Proprio per la tipologia di contatto che solitamente interessa la regione buccale e peribuccale, si riscontrano sintomi riferibili a stomatite, glossite e faringite che evolvono in 2-3 giorni, rendendo difficoltosa o persino impossibile l'alimentazione.
Potremmo riscontrare dunque ulcerazioni più o meno gravi sino alla necrosi di tratti del cavo orale, erosioni di forma allungata della mucosa buccale ed edema delle labbra e dell'orofaringe, con scialorrea (ipersalivazione) caratterizzata da una saliva molto densa e collosa, come riflesso per l'intensa irritazione prodotta.

Se i peli vengono inalati si produce, come conseguenza, una rinite congestiva con tosse e bronchite e se poi entrano in contatto con gli occhi il rischio di una grave congiuntivite è davvero alto.
Mentre se il contatto è avvenuto soltanto attraverso la cute, si ha uno spiccato eritema in forma di eczema acuto, con arrossamenti nella zona interessata ed un prurito intenso e doloroso.

In merito al trattamento, bisogna dire che purtroppo non esiste un trattamento antidotico mirato e specifico; ma occorre un intervento quanto più rapido possibile che si avvale in primo luogo della rimozione dei peli residui, tramite abbondanti risciacqui (evitando di strofinare la parte, previa la ulteriore rottura dei peli e l'assorbimento delle sostanze tossiche da essi liberate) e subito dopo si deve instaurare una terapia sintomatica, meglio se sotto controllo veterinario, a base di antistaminici e cortisonici per via locale e sistemica (endovena).

A volte, assieme ad un'accurata disinfezione della zona interessata, si rende necessario l'uso di anestetici locali e, per quanto riguarda la lingua, di iniezioni di eparinato di Ca perilesionale per limitare la necrosi dovuta ad infarto locale.


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