giovedì 19 marzo 2009

Principali indicazioni comportamentali per la castrazione nel cane

In realtà questo argomento è ancor oggi abbastanza controverso e dibattuto, nel senso che non tutti sono concordi nell'individuare come rimedio a determinati disturbi comportamentali tale scelta drastica e senza ritorno.
Ad ogni modo dagli scarsi studi clinici condotti sul tema, risulterebbe che circa il 60% dei cani castrati di età superiore ai due anni, presentano una riduzione del comportamento di monta, delle marcature urinarie in casa, delle fughe e delle aggressioni tra maschi.
Gli effetti secondari segnalati invece consistono principalmente in un aumento di peso e dell'appetito, e in una diminuzione dell'attività.
In ogni caso quando la castrazione è indicata come rimedio a disturbi comportamentali, essa non sarà mai l'elemento fondamentale e dovrà sempre essere affiancata da una terapia medica e/o comportamentale.
Il proprietario inoltre, dovrebbe essere informato sul fatto che la castrazione avrà probabilmente solo un effetto palliativo, o addirittura nullo, e che presenta ovvi effetti secondari dovuti all'eliminazione della componente ormonale maschile in toto o in parte.
Le indicazioni comportamentali della castrazione sono comunque abbastanza limitate.
Intatti le situazioni in cui dovrebbe essere presa in considerazione come prima ratio, a condizione di praticarla precocemente alla comparsa dei primi sintomi, sono le marcature urinarie in casa (anche di origine ansiosa), il comportamento di monta (in genere questi due sintomi sono accompagnati da una sociopatia che va adeguatamente ricondotta entro limiti accettabili) e le fughe legate alla presenza di femmine in calore nelle immediate vicinanze.
Spesso la castrazione viene richiesta dal proprietario o consigliata da molti veterinari anche come prima misura terapeutica in caso di comportamenti aggressivi, ma in questo caso i risultati sono quasi sempre deludenti.
Infine potrebbe rivelarsi utile in alcuni casi, nella cosiddetta triade delle sociopatie (aggressione gerarchica, territoriale e per irritazione); ma anche qui soltanto se viene praticata precocemente, subito dopo la pubertà (o, ancor meglio, subito prima).
In effetti il testosterone (principale ormone androgeno prodotto dalle gonadi maschili) ha un ruolo importante nello sviluppo e nel rinforzo delle aggressioni di questo tipo al momento della pubertà, per poi divenire secondario.
Ciò spiegherebbe la mancata efficacia della castrazione nella maggior parte delle aggressioni da sociopatia, dato che la richiesta di trattamento si verifica di solito dopo la pubertà.
In caso di sociopatia intraspecifica (tra cani), che si manifesta al momento della pubertà del l'animale, o di disendocrinia sessuale, è necessario dunque, oltre a castrare il soggetto interessato, sterilizzare anche gli altri individui del gruppo, per non rischiare di aggravare il problema.

Nel caso di aggressioni tra maschi, al di fuori dell'ambito domestico, i risultati sono migliori se i combattimenti sono scatenati dalla presenza di una femmina in calore.
Le altre forme di aggressività rispondono poco o affatto alla castrazione.
Pertanto è inutile, in questi casi, prenderla in considerazione come soluzione terapeutica.

E poi, in ogni caso, non ci si deve mai attendere alcun risultato se i sintomi del disturbo a cui si vuole ovviare con la castrazione, sono di vecchia data o se le aggressioni sono strumentali, poiché tali comportamenti, ancora una volta, non sono esclusivamente di natura ormonale.

Da tutto quello che si è detto fin qui si deduce che la castrazione ha indicazioni davvero ridotte e, anche in questo quadro ristretto, i risultati rischiano di rimanere aleatori.
Inoltre, se si vuole ottenere una maggiore percentuale di successo, è assolutamente indispensabile effettuarla al momento della comparsa dei sintomi, associandola ad una terapia medica e comportamentale.

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