Ricordiamo che il gatto necessita di pasti piccoli e frequenti (come normalmente avviene in natura) per cui, al contrario del cane, è preferibile senz'altro un'alimentazione ad libitum, piuttosto che rischiare un razionamento poco corretto dal punto di vista del numero dei pasti (che comunque non dovrebbero mai essere inferiori a 10 nell'arco delle 24 ore).
Da questo punto di vista alcune patologie comportamentali (come la sindrome del gatto tigre) sono motivate proprio da un'errata somministrazione di cibo, che rende il gatto più irrequieto ed aggressivo.
Difatti un' altra caratteristica che lo differenzia dal cane (in grado di sopportare digiuni anche di 5-6 giorni) è che sopporta male periodi prolungati di digiuno: un'anoressia o una marcata inappetenza che superasse i 3 giorni consecutivi causerebbe lo sviluppo di una malnutrizione proteico-energetica (PEM) per incapacità da parte dei felini di desensibilizzare le transaminasi epatiche onde ridurre i fabbisogni proteici e l'instaurarsi di una pericolosa condizione metabolica nota come lipidosi epatica o sindrome del fegato grasso.
Per vincere l'eventuale diffidenza nei confronti del cibo che si potrebbe realizzare in alcune circostanze, portando al rischio di un'anoressia prolungata, sarebbe utile ricordarsi di ottimizzare sempre il senso dell’olfatto del gatto, ad esempio eliminando ogni eventuale scolo nasale, se presente; inoltre è importante la modalità di somministrazione, relativamente alla temperatura del cibo (meglio se attorno ai 30°C), al tipo di ciotole (che devono essere ampie e profonde, poiché il gatto non ama che le sue vibrisse entrino in contatto col contenitore) e alla frequenza dell’offerta (come ho già detto all'inizio).
Attenzione poi all’ambiente, soprattutto per gli animali ricoverati: ogni possibile fonte di stress devrà essere minimizzata e, a questo proposito, si può rivelare utile l’impiego di un diffusore ambientale di feromoni, come fonte di segnali amichevoli e tranquillizzanti.
Non deve accadere poi che l’offerta del cibo coincida con un evento negativo per l’animale (una medicazione dolorosa, la somministrazione di un farmaco o altri eventi spiacevoli): il rischio in tal caso infatti è che il gatto sviluppi una vera avversione al cibo!
Bisogna ricordare oltretutto che anche alcune patologie possono far sì che il gatto sviluppi avversione al cibo: vale soprattutto per eventi con conseguenze gastroenteriche.
In linea generale, tutto sommato non vi sono differenze significative, in quanto ad esigenze alimentari, fra le diverse razze di gatti.
Una differenza quantitativa andrà fatta, invece, in funzione delle condizioni di vita del gatto (appartamento o vita libera), delle condizioni climatiche in cui vive, oltre ovviamente ai diversi momenti fisiologici e metabolici (gatto intero o sterilizzato, età, patologie intercorrenti, ecc.).
Il gattino in crescita al momento dello svezzamento ha dei fabbisogni alimentari molto alti che calano, poi, proporzionalmente, man mano che ci si avvicina al termine della crescita.
Durante la gestazione, come per la cagna, la quantità di cibo dovrebbe essere aumentata gradualmente a partire dalla seconda settimana di gravidanza, proseguendo fino al parto.
Al termine della gestazione, la gatta dovrebbe ricevere un apporto alimentare superiore del 25-50% rispetto allo standard di mantenimento.
Il gatto ha un elevato fabbisogno in proteine, poiché non può ricavare le sostanze nutritive di cui necessita soltanto dai vegetali e dai loro derivati; tra l'altro reagisce alla somministrazione di cibi privi o carenti di proteine, non soltanto diminuendo i consumi alimentari, ma anche opponendo spesso un totale rifiuto a questo tipo di diete.
La carenza di arginina nel gatto ha effetti immediati e devastanti: iperammoniemia grave, vomito, spasmi muscolari e tetanici, atassia e iperestesia che possono condurre al coma e alla morte.
La carenza di taurina può causare una degenerazione retinica e una cardiomiopatia dilatativa.
Il gatto, data la notevole secrezione di bile, tollera molto bene invece percentuali elevate di lipidi (fino al 25-30%), che oltre a fornire energia sono indispensabili come fonte di acidi grassi essenziali (acido linoleico, acido arachidonico, ecc).
UNA CORRETTA ALIMENTAZIONE PREVEDE L'USO DI CIBI CONSENTITI COME:
2) Pasta o riso ben cotti ( in quantità inferiore rispetto alla carne)
3) Pane o grissini insaporiti con del brodo di carne o di dado (come sopra)
4) Pesce, tonno in scatola al naturale, uova (se gradite e tollerate, cuocendo sempre l'albume)
5) Formaggi freschi e latte (se tollerato è un ottimo alimento)
6) Lardo fresco, strutto, olio (in piccole quantità)
7) Verdure cotte (carote, zucchine, fagiolini e comunque in minime quantità)
Ogni tanto si possono alternare le proteine della carne, sostituendole con quelle di uova, formaggi o latticini; ma è fondamentale ricordare che esse devono costituire in ogni caso la percentuale preponderante della dieta.
La quantità di acqua contenuta nella razione è molto importante in quanto, come è noto, il gatto è riluttante a bere, anche per il fatto che ha un'elevata capacità a concentrare le urine, risparmiando così liquidi (il suo progenitore non per niente è il gatto del deserto africano o felis libica).
Si può ovviare a ciò aggiungendo acqua di cottura di riso, verdura o carne (purché senza sale).
COSA NON DEVE ASSOLUTAMENTE MANGIARE:
2) Salumi e salse piccanti
3) Cibi salati o speziati in genere
3) Dolci
4) Ossa facili a scheggiarsi (coniglio e pollo)
5) Pesce crudo
6) Cipolle e aglio (e cibi che li contengano)
L'alimentazione casalinga, in particolare nel gatto, può risultare purtroppo spesso sbilanciata nella composizione, come conseguenza di pratiche alimentari scorrette, come nel caso di un'alimentazione esclusivamente a base di carne e/o pesce.
In questi casi (dieta casalinga come unica fonte di cibo) è comunque sempre bene fornire al gatto integratori di aminoacidi essenziali, vitamine e sali minerali per periodi prolungati, onde ovviare alle carenze e agli squilibri tra i vari costituenti che si vengono a determinare.
Fortunatamente ormai, così come per il cane, anche per il gatto si trovano in commercio molti ottimi alimenti preconfezionati di tipo secco o umido, studiati allo scopo di fornire un'alimentazione completa e ben bilanciata, adatta ai vari periodi della vita dell'animale (crescita, mantenimento, allattamento e senescenza).
Essi contengono tutti i nutrienti essenziali in concentrazioni tali da soddisfare il fabbisogno nutrizionale di questa specie, senza rischiare di incorrere in errori dietetici, così frequenti invece nella dieta casalinga come unica fonte di cibo del gatto.
Anche quando si alimenta il gatto con cibo in scatola però bisogna fare attenzione ad offrirgli pasti completi e bilanciati che contengano più di un ingrediente fondamentale.
Infatti alimentare un gatto esclusivamente con un cibo "gourmet" può portare l'animale (già di per sé tendenzialmente predisposto a sviluppare preferenze per un'unica fonte alimentare), a rifiutare ogni altro tipo di alimento e ogni altro sapore differente rispetto a quelli abitudinari.
Questi cibi raffinati tra l'altro non sempre sono completi dal punto di vista nutritivo e causano in pratica uno squilibrio nutrizionale.
Per quanto riguarda l'alimentazione dietetica sono disponibili in commercio alimenti ipocalorici del tipo "light" per il controllo del peso, o particolarmente ricchi di fibra e poveri di grassi per favorire il dimagramento in caso di obesità, alimenti iperdigeribili a basso contenuto di amido e alimenti che riducono la formazione di accumuli di pelo nello stomaco favorendone il transito attraverso il tratto gastrointestinale.
Altri alimenti dietetici sono stati studiati e formulati per offrire un supporto nutrizionale nella terapia di uno specifico stato patologico (disordini epatobiliari, insufficienza renale cronica, malattie delle basse vie urinarie, ecc.) o per il trattamento delle allergie e intolleranze alimentari.
Per questo è sempre opportuno informarsi presso il proprio veterinario di fiducia, il quale, conoscendo lo stato di salute del gatto, può consigliare quale tipo di alimento sarebbe più corretto somministrare, evitando errori grossolani e a volte rischiosi per la salute del proprio animale.